Milano – La conferenza di Della Pergola
“Israele, democrazia rivolta al futuro”

20170309_135222 “Israele è una solida democrazia proiettata al futuro, con un tasso di natalità, anche tra i laici, molto più elevato che in Italia (3 figli per famiglia contro 1). Sì esistono delle diseguaglianze sociali importanti ma siete sicuri che non vi siano anche tra Trento e Crotone?”. Un piccolo assaggio del quadro fatto ieri sera da Sergio Della Pergola, demografo, docente dell’Università Ebraica di Gerusalemme e apprezzato opinionista, protagonista a Milano di un incontro dal titolo “Israele in una geopolitica che cambia”. Un appuntamento organizzato dall’Associazione Italia-Israele della città, in cui Della Pergola presentato in modo lucido e chiaro l’orizzonte politico e sociale in cui si trova Israele. A livello macro, rispetto agli equilibri dell’area mediorientale, ha spiegato l’illustre demografo – in questi giorni protagonista di una Conferenza a Vienna per portare avanti una seconda indagine sulle percezioni dell’antisemitismo da parte degli ebrei europei – vi è “una convergenza di interessi tra Gerusalemme e alcuni paesi della zona come l’Egitto di Al Sisi, la Giordania ma anche l’Arabia Saudita, con tutte le perplessità aperte su questo regime”. Convergenza che vede in particolare la condivisione di una stessa minaccia, il pericolo iraniano che continua a lavorare per aumentare la sua influenza.
Tra i punti toccati nella conferenza, Della Pergola ha ricordato anche le distorsioni su Israele legate all’informazione che condizionano in maniera meno visibile ma forte l’opinione pubblica. “Quando leggiamo di quanto accade in Israele, vediamo spesso un titolo principale e ben visibile che racconta una fatto mentre in piccolo l’occhiello che spiega: il problema è he la catena dell’atto criminale viene invertita e nel titolo leggiamo le responsabilità d’Israele per poi capire dall’occhiello che era stata una reazione. Questa inversione di causa effetto aiuta a creare un’atmosfera pubblica nociva. Non parliamo di fotografie, in cui si scrive ‘guardate la violenza d’Israele a Gaza’, mostrando l’immagine di qualche vittima per poi scoprire che si trattava di una foto della guerra siriana”. Quello che servirebbe, spiega il professore, è “un’attenta analisi dei contenuti, in cui si guarda come vengono veicolati i messaggi legati a Israele ma anche agli ebrei sui media”. Quali attributi vengono dati ai due termini, se positivi o negativi, in che contesto si trova il riferimento, e così. “Un lavoro imponente da cui si potrebbero capire molte cose”.
Della Pergola ha poi espresso la sua opinione sul tema della soluzione dei due Stati: “non vedo altra soluzione possibile, chi parla di un unico grande Stato lo fa per provocare perché non è possibile”. A chi suggerisce l’opzione di uno stato palestinese inserito in una confederazione con la Giordania, il professore risponde chiaramente: “praticamente impossibile, vista in particolare l’ostilità del re di Giordania ai palestinesi”. Parlando poi delle criticità di alcuni insediamenti come Amona, considerati illegali dal diritto israeliano (e per questo sgomberato su ordine della Corte suprema israeliana, simbolo della democraticità del paese), il demografo ha ricordato come “è necessario fare delle distinzioni: Gilo o Ma’ale Adumim non possono essere associate ad Amona, chi abita in quest’ultimo insediamento lo fa violando la legge e non servono sanatorie a posteriori”.
Interrogato sull’appello firmato da 500 intellettuali israeliani – il cosiddetto SISO (Save Israel Stop the Occupation) – il professore ha ricordato il contro manifesto da lui firmato e pubblicato su questo Portale in cui sottolineava le diverse contraddizioni presenti nell’originale. In particolare, tutte le richieste sono rivolte agli israeliani mentre nessuna presa di posizione o di responsabilità viene chiesta ai palestinesi. “Le parti di un conflitto sono due”, ha ricordato Della Pergola.

(9 marzo 2017)