Preparativi

Sara Valentina Di PalmaE così, come quando appena uscito Kippur si inizia a preparare la Sukkà perché ילכו מחיל אל חיל (Essi procederanno di successo in successo, Tehillim 84,8)
finito Purim e tornati a casa dopo un piacevolissimo pomeriggio nella nostra Keillà di provenienza, messi a letto i bambini e sbrigate le faccende più urgenti, abbiamo iniziato a prepararci per Pesach.
Del resto, complice la fretta per la mancanza di chiarezza sul termine utile per inviare l’ordine delle pietanze kasher lePesach in Comunità, non abbiamo neppure potuto battibeccare più che tanto sulla quantità di matzot da stipare in casa (la paura di non averne abbastanza è irrazionalmente sempre presente, ed in fondo che male c’è ad avanzarne sino ad almeno un mese precedente la festa, in modo da poterle poi gustare di nuovo?).
La presa di coscienza del conto alla rovescia (manca solo un mese!) è quindi quasi brutale, un po’ come il risveglio dopo le gioie di Purim in cui non siamo riusciti a distinguere tra Arur Haman e Baruch Mordechai, come raccomandava Rabbi Rava (Una persona è obbligata a livsumei, divenire ubriaco, a Purim, fino a quando non può distinguere ‘Arur Haman’ da ‘Baruch Mordechai’, ‘maledetto Haman’ da ‘Benedetto Mordechai’: Talmud, Meghillà 7b) – la questione dell’ubriachezza è in realtà dibattuta nel trattato in questione, ipotizzando che si debba bere un po’ più del dovuto sino ad addormentarsi ma non ubriacandosi e commettendo così averà, trasgressione, anche perché, come sottolineato in Pesachim 113b, una delle tre persone che D-o ama è colui che non si ubriaca. Noi peraltro non avremmo potuto distinguere tra Arur Haman e Baruch Mordechai non per il vino, ma per la confusione gioiosa delle persone in festa ed i bambini in costume che si rincorrevano urlando.
E così, eccoci a decidere quali versi cantillare tutti (lattante esclusa), come a pianificare una guerra pacifica in cui vinceremo tutti, nella festa dello Zeman Herutenu, il tempo della nostra libertà.

Sara Valentina Di Palma

(16 marzo 2017)