Caffé nero forte: la Comunità etiope
si racconta con la cultura pop e la satira

Schermata 2017-03-19 alle 18.42.34Due amici, uno ashkenazita, l’altro etiope, conversano. Il primo racconta al secondo: “Lo sai mia cugina si è sposata con un etiope? Che altre alternative aveva, poverina? È nata senza una mano, aveva mille difficoltà. Cosa gli rimaneva? O un personal trainer per anziani, o un ex galeotto o..”, “O chi? Chi? – chiede l’altro – Quanti gradini bisogna scendere per arrivare a scegliere un etiope?”. È uno degli sketch che con ironia e un po’ di irriverenza costellano la nuova serie televisiva del comico Yosi Vasa, ebreo israeliano di origine etiope. La sitcom, che si intitola Nevsu (in onda sul canale 2 israeliano), racconta del matrimonio tra un etiope e una ashkenazita: attraverso la satira, il programma vuole mettere in luce e superare alcuni dei pregiudizi e delle incomprensioni che ancora permeano la società israeliana rispetto ai rapporti con la comunità etiope. Quest’ultima in questi anni è più volte scesa in piazza, protestando in particolare contro le discriminazioni subite dalla polizia: scalpore e rabbia aveva generato in particolare video circolato in rete in cui si vede un agente malmenare un soldato di origine etiope, Demas Fekadehun. In risposta, migliaia di etiopi erano andati in strada a manifestare, chiedendo parità di trattamento. “Le proteste a Gerusalemme e Tel Aviv hanno rivelato una ferita aperta nel cuore della società israeliana”, le parole allora del presidente d’Israele Reuven Rivlin in risposta all’emarginazione vissuta dagli etiopi. Siamo di fronte al “dolore di una comunità che grida a causa di un senso di discriminazione, di razzismo e per la mancanza di risposte – continuava Rivlin – Dobbiamo confrontarci con questa ferita aperta. Abbiamo sbagliato. Non abbiamo visto e non abbiamo ascoltato abbastanza. Tra chi ha protestato per le strade c’erano alcuni dei nostri figli migliori, ottimi studenti ed ex soldati. Dobbiamo dargli una risposta”. E una risposta alternativa è quella presentata da Yosi Vasa nella sua sitcom Nevsu, termine in amarico (la lingua ufficiale in Etiopia) che Cafe Shahor Hazakindica affetto. Con le risate, il comico porta nelle case degli israeliani un mondo con cui non hanno molti contatti.
“La società israeliana non ci conosce perché non siamo nei loro ambienti. Non vedono come viviamo – ha spiegato Roni Akale, direttore generale dell’Ethiopian National Project, dedicato all’integrazione di questa comunità ebraica africana all’interno dello Stato di Israele – Forse questo show può mettere in evidenza le buone cose che accadono nella comunità etiope”. Un mondo che ha trovato anche nel duo rap Cafe Shahor Hazak‎ composto da Uri Alamo e Ilak Sahalo‎ una voce per raccontarsi. Già il loro nome esprime con una nota ironica la loro differenza: la traduzione infatti, è caffè nero forte, e sono loro ad aver composto la sigla di Nevsu. Uri e Ilak sono cugini e insieme hanno seguito la strada dell’hip hop, ispirati dai rapper americani come Tupac Shukur, Nas e il più giovane Kendrik Lamar. Nonostante le difficoltà di essere cresciuti nella periferia più povera, i due hanno sempre adottato una filosofia positiva. “C’è sempre stato e sempre ci sarà il razzismo. – ha spiegato Elman in un’intervista – La questione è se sia il caso sedersi e piangersi addosso per questo tutto il giorno”. Per Shalahu, “la prima cosa la gente si aspetta quando vede degli etiopi cantare è che diciamo quanto la vita sia difficile per noi. Ma la vita a volte è bella”. Una delle canzoni di successo del duo è “Ihiye Beseder”, “Andrà tutto bene”, con una melodia allegra e un coro accattivante ad un certo punto recita, “So che tutto andrà bene / Non importa ciò che gli altri dicono in privato / Ce la caveremo con l’aiuto di Dio”. La canzone ha fatto 15 milioni di visualizzazioni su youtube.

Daniel Reichel

(19 marzo 2017)