Educare in armonia

angelica edna calò livneDopo l’ultimo viaggio in Italia con la compagnia dell’Arcobaleno – Beresheet LaShalom patrocinato dal Centro Universitario di via Zabarella di Padova, dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dai Licei nei quali abbiamo presentato il progetto: Educare in armonia. Alcuni studenti che hanno partecipato al laboratorio di Teatro Umanante e allo spettacolo Beresheet hanno inviato le loro riflessioni. I pensieri di questi giovani sono una gratificazione allo spirito e agli sforzi di Israele di infondere nei propri figli di ogni cultura la sacralità della diversità e dell’accoglienza dell’altro.

Cara Angelica, ti mando le riflessioni che mi sono arrivate dai miei alunni. La mattina dopo lo spettacolo ne abbiamo parlato in classe, un’ora. Un carissimo saluto.
Antonia Grasselli

Dell’incontro con i ragazzi di Beresheet mi ha colpito principalmente il momento di relazione e di dialogo, poiché subito sono emerse le diversità tra le nostre abitudini e le loro ma, soprattutto, la diversa concezione di “problema”. La maggior parte degli episodi raccontati da noi italiani riguardavano incidenti, diverbi o omicidi mentre i loro trattavano temi più profondi quale la distinzione razziale e religiosa. Nonostante la situazione difficile di Israele i ragazzi con cui abbiamo collaborato avevano, e hanno, una grande voglia di cambiare e di emergere dalle difficoltà dettate dalla guerra o dalla religione e ciò l’ho percepito dall’impegno che essi hanno dedicato nelle attività che abbiamo condiviso. Lo spettacolo serale, tramite l’uso delle maschere e dei diversi colori, mi ha permesso di capire come realmente siano presenti le distinzioni e come esse influiscano sulla vita di chiunque, anche sui ragazzi stessi…..La metafora conclusiva dell’uccellino che con le ali rotte tentava di volare e, dunque, di ricominciare e di non arrendersi è stata, per me, molto significativa in quanto ha fatto risaltare la forza d’animo che i ragazzi di Beresheet pongono nella loro quotidianità, la convinzione di voler cambiare qualcosa nel loro piccolo per rendere migliore la vita ed opporsi alla guerra e alle distinzioni sociali. Con il sorriso e l’allegria i ragazzi hanno dimostrato di essere in grado di superare ogni ostacolo.
Elena Barbieri

L’attività proposta dai ragazzi israeliani ha portato alla luce le differenze tra il loro mondo e la nostra quotidianità ma anche e soprattutto le somiglianze tra noi e loro. Lo spettacolo serale ha rappresentato visivamente la missione dei ragazzi che ci era stata spiegata e a cui ci eravamo avvicinati la mattina, ovvero quella di portare solidarietà e unione nel mondo, partendo da un paese come Israele in cui la divisione tra Ebrei e Arabi è causa di continue guerre. Il coinvolgimento del pubblico non è stato solo fisico ma anche emotivo perché la forza con cui i ragazzi credono nel loro intento ha fatto capire a ciascuno di noi l’importanza del loro impegno e la necessità di assecondarlo, nel nostro piccolo.
Giulia Tonelli

…Sarebbe stato bello avere avuto più tempo per approfondire le nostre storie e le differenze delle abitudini di vita fra noi e i ragazzi Israeliani. Lo spettacolo serale è stato molto suggestivo: ho apprezzato l’assenza di un copione, e dunque della parola, sostituito con l’utilizzo della musica come accompagnamento ed anche come richiamo alle emozioni provate dai personaggi dello spettacolo. Ciò che mi porto a casa è sicuramente l’ultimo paragone che Angelica ha fatto con l’uccellino: da questo a me è rimasta la speranza che, anche di fronte ad una difficoltà che é più grande di noi, anche un piccolo gesto o una piccola azione, se fatte con convinzione, possono essere spunto per un miglioramento futuro.
Sara Zaffaroni

L’attività ha contribuito ad avvicinare due mondi che sembrano diversi, ma che in realtà si sono rivelati molto simili, ovvero quello israeliano e il nostro.
Quello che ho notato subito è che nonostante gli stessi ragazzi israeliani appartenessero a diversi religioni questo non ha creato conflitti tra di loro ma solo rapporti di grande amicizia. Mentre oggi la maggior parte delle guerre partono proprio da conflitti religiosi…
Elisa Zanotti

Credo che il punto di forza del progetto consista proprio nel cuore che i ragazzi e i loro educatori mettono in gioco per far riuscire al meglio ogni attività. Al di là delle tematiche, la voglia di questi ragazzi, miei coetanei, mi ha trasmesso un messaggio di speranza e fiducia nel futuro tale da farmi quasi dimenticare dei conflitti da cui essi provengono e delle realtà che vivono quotidianamente.
È stato divertente e stimolante confrontarmi direttamente con loro, più attraverso le storie che mi hanno raccontato, che tramite i giochi che abbiamo fatto insieme: conoscerli personalmente prima di vedere lo spettacolo mi ha messo in un’ottica totalmente diversa e decisamente più attenta all’individualità del loro messaggio, non vedendoli più come insieme di amici che portano in giro per il mondo uno spettacolo sulla speranza, ma come singoli ragazzi, desiderosi di far sapere a tutti che una pace è possibile, e che ognuno di noi facendo del proprio meglio può contribuire a cambiare il mondo.
Luca Errani

Innanzi tutto vorrei esprimere quanto io sia rimasto colpito positivamente dal laboratorio al mattino, ma in particolar modo dallo spettacolo teatrale della sera… Sono rimasto stupito dalla loro semplicità e allegria: pur essendo in numero inferiore e alcuni anche di età inferiore alla nostra, riuscivano ad interagire con noi tranquillamente, quasi come se ci conoscessero da sempre. Ho inoltre capito, attraverso i balli, che la danza esprime la necessità di pace di chi ha conosciuto la guerra in prima persona e di comprensione, unica arma contro l’odio razziale. A mio avviso, sono stati funzionali anche gli esercizi di leadership: dentro uno spazio ripulito dai pregiudizi chi è introverso o tende a isolarsi diventa il leader di chi spesso è al centro dell’attenzione.
Lo spettacolo teatrale della sera mi è parso in stretta continuità col laboratorio: se alla mattina abbiamo avuto l’occasione di conoscere i ragazzi personalmente, alla sera abbiamo potuto cogliere i frutti del loro lavoro e tutto l’impegno che ci mettono per farci comprendere le difficoltà che affliggono la loro terra… Dunque grazie a questo progetto ho potuto conoscere altri ragazzi, miei coetanei, che ritengo mi abbiano trasmesso il vero senso della vita: la felicità non deriva dall’avere l’ultimo modello dello smartphone o i vestiti alla moda, ma dall’amicizia, dall’amore, dallo stare insieme, dall’avere un obiettivo comune, dal tentativo di coadiuvare un messaggio più importante di noi stessi, ossia che le differenze sono una risorsa e non motivo di conflitto, che accettare il prossimo ci arricchisce interiormente.
Matteo Zanotto

Sia il laboratorio che lo spettacolo mi hanno dato un’idea di unità tra i ragazzi. È bello vedere come la passione per il teatro e gli ideali in cui i ragazzi credono riescano ad unire persone di culture diverse anche in conflitto tra loro. L’esperienza è stata senza dubbio positiva e insegna a lottare, anche nel proprio piccolo, per cambiare il mondo e renderlo un posto migliore per tutti.
Andrea Fiori

Un’esperienza improvvisa che sicuramente mi ha colto di sorpresa: non potevo infatti immaginare quanto un incontro così breve e una serata passata a teatro potessero indurmi a ragionare così profondamente su una realtà a me completamente sconosciuta.
Se ero quasi totalmente disinformato in merito ad associazioni di teatro che riuniscono ragazzi in situazioni comunque difficili e scomode, ne sono rimasto colpito, più che per l’associazione in sé, quanto per ciò che costituiscono per i ragazzi stessi questi gruppi: in un ambiente dominato dalla guerra e dal timore, riuscire ad alienarsi dal contesto per concentrarsi su quelli che sono i veri valori della vita, tralasciando e oltrepassando i limiti della diversità, deve aiutare molto i ragazzi anche solo a concepirsi come un unico gruppo, eterogeneo ma unito, un insieme di diverse personalità che comunicano e condividono gioie e dolori.
Ciò che più mi ha impressionato però è la forte consapevolezza che questi ragazzi hanno di loro stessi, come se il teatro avesse svegliato in loro uno spirito di rivalsa, non tanto fisica ma morale, spronandoli a guadagnare con una presa di coscienza una visione più “pura”, attenta a ciò che realmente conta… Quello che più mi chiedo dopo aver vissuto questa breve ma molto intesa esperienza é: siamo in grado anche noi, non soggetti alle ingiustizie della guerra e quindi non spinti da una brutale forza maggiore, di acquisire una consapevolezza di noi stessi tanto forte quanto la loro?
Luca Benfenati

I laboratori sono stati presentati insieme ai ragazzi di Beresheet e con la nuova assistente Alessia Fischer che ha presentato la sua tesi di laurea sul Teatro Umanante dedicando grande attenzione alle attivita’ educative e artistiche di Beresheet LaShalom

Angelica Edna Calò Livne

(23 marzo 2017)