Verificare

anna segreViviamo in un mondo in cui verificare le informazioni in tempo reale è facilissimo: si parla del tale poeta o pittore e non ci si ricorda quando è vissuto? Ci si domanda quanti abitanti abbia una città o a quale altitudine si trovi? Si vuole sapere quali cariche ha ricoperto fino ad oggi il tale politico? Basta uno smartphone per avere tutte le informazioni che servono anche mentre si scia o si cammina in aperta campagna. Certo, come è stato più volte ripetuto anche su queste colonne, bisogna fare attenzione alle bufale; ma in linea di massima internet si rivela un ottimo supporto alla nostra labile memoria.
Eppure, curiosamente, la gente tende a non verificare. Basterebbe un’occhiata a Google Maps, per esempio, per appurare che il parlamento israeliano si trova a Gerusalemme e non a Tel Aviv. Ma quanti si degnano di dare quell’occhiata? Anche nel piccolo mondo dell’ebraismo italiano è sconcertante notare quanto facilmente vengano ripetute informazioni false, anche su dati semplici e oggettivi, per esempio sulle attività culturali della tale Comunità o su cosa ci sia scritto nel tale giornale ebraico, senza che a nessuno venga in mente di spendere dieci secondi a consultare il sito della Comunità o del giornale in questione.
Forse è proprio perché la facilità nel reperire le informazioni renderebbe troppo faticoso verificarle tutte? O forse perché abbiamo inconsciamente la sensazione di barare se andiamo a controllare un’informazione su internet anziché fidarci della nostra memoria? Noi insegnanti siamo costretti per mestiere a stare in guardia contro i telefonini; ma sempre di più ci stiamo rendendo conto che è nostro compito anche educare ad usarli.

Anna Segre, insegnante

(24 marzo 2017)