Seder…

Il Seder non è una commemorazione! In ricordo dell’uscita dall’Egitto: in numerosissimi passi la Torah ci comanda di ricordare l’uscita dall’Egitto in ogni giorno della nostra vita. Ma come si può riuscire veramente a ricordare? Significa prima di tutto ricordare a noi stessi: rivivere, creare una atmosfera finalizzata a rivivere il passato, immedesimarsi. Questo è lo scopo del Seder: creare un ambiente che provocherà il rivivere i miracoli di Pesach. Solo così il ricordo si potrà trasmettere alle generazioni future. E’ quindi doveroso fare molta attenzione a svolgere il Seder con calma, meditando, studiando la Haggadah in modo analitico e dialettico, senza temere di prolungarsi ad oltranza. Il Seder non è una “Cena Pasquale”, il Seder è un’occasione di studio, di meditazione e di preghiera. Il Seder ha uno scopo spirituale. Ma come è possibile interiorizzare spiritualmente un evento miracoloso che ebbe luogo quattromila anni fa? La Torah chiama le feste Moadim: giorni di incontro con D-o. Trasmette così un messaggio divino, radicato in un evento storico. Affinché il Seder sia un’esperienza significativa e non un semplice ricordo, essa richiede studio e azione (come in tutta la Torah): Magghid, Arba Kosot, Pesach, Matzah e Maror.

Paolo Sciunnach, rabbino

(27 marzo 2017)