Diario di un soldato – Buone azioni
Esiste un giorno dell’anno in cui le buone azioni vincono sulla routine e diventano protagoniste assolute di quel palco, che è la vita.
Ogni anno, in occasione del “Giorno delle buone azioni”, ci svegliamo più buoni, sorridiamo ai vicini in ascensore, lasciamo una monetina al mendicante sotto casa, perdoniamo la cassiera lenta al supermercato e le diciamo di tenere il resto, respiriamo profondamente e ci ripetiamo che l’escremento di piccione sulla camicia bianca è di buon auspicio, non clacsoniamo al veicolo fermo di fronte al semaforo verde e torniamo a casa soddisfatti di noi stessi, esausti e pronti ad esplodere sulla prima vittima del giorno seguente.
Esiste poi una piccolissima categoria di persone, un gruppo assortito di volti anonimi (spesso per scelta), per i quali ogni giorno è il giorno delle buone azioni. Liron Tabib, ufficiale dell’esercito israeliano, ne fa parte.
La sua storia comincia nove anni fa, quando decide di fondere la passione per il ballo con l’impellente necessità di dedicarsi al prossimo. Da allora, ogni venerdì, Liron si scatena e si emoziona insieme ad un gruppo di persone costrette alla sedia a rotelle, stravolgendo il concetto di limite e di arte.
Gadi Eizenkot, il capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, ha deciso quest’anno di conferirle un attestato di riconoscimento per il suo impegno sociale: impegno, peraltro, che Liron sintetizza in una semplice frase. “Non sono io che do a loro, sono loro che danno a me.”
David Zebuloni
(31 marzo 2017)