NARRATIVA Un lessico familiare ma molto più complicato

IN CHE LINGUA SOGNO?Elena Lappin / IN CHE LINGUA SOGNO? / Einaudi

Da consigliare come libro di testo nelle scuole. Con In che lingua sogno? Elena Lappin ha scritto un memoir che fa bene a chi lo legge. Non che il testo abbia esplicite pretese didascalico-educative, tutt’ altro. La protagonista ci raccontale difficoltà di una vita fatta di una successione di dolorosi espatri, da Mosca alla Praga della primavera di Dubcek, dalla Praga della repressione del Patto di Varsavia a una Amburgo con sgradevoli accenti antisemiti, alla Tel Aviv della guerra del Kippur, da Ottawa ad Haifa e poi a New York e a Londra. Ogni tappa porta con sé difficoltà di adattamento, una nuova lingua da imparare e nella quale imparare a riconoscersi, nuovi costumi fra i quali destreggiarsi. Insomma, ci racconta le tante asperità di una vita complicata. Facendolo, ce ne fa gustare, tuttavia, il fascino e la varietà, restituendoci momenti irripetibili della storia politica e sociale che ha avuto la venture di attraversare. Non solo, ma facendoci anche partecipi della sua difficile scoperta, avvenuta all’età di quarantasette anni, con un marito e tre figli adulti: quella di avere un padre biologico fino a quel momento ignorato, che si fa vivo all’improvviso, con tutte le conseguenze emotive immaginabili. Elena Lappin attraversa questo cumulo di esperienze convinta che ognuna di esse, con la propria specificità — l’ambiente, la lingua, i costumi, le relazioni nuove — servirà a farle capire chi è veramente, e quale, fra le tante che la vita sembra suggerirle, sarà la sua vera, e definitiva e più profonda, personalità. Si chiede, in altri termini, quale sarà il condizionamento esterno che si rivelerà più forte degli altri e vincerà su tutti e farà di lei ciò che è veramente destinata ad essere. Ciò che invece accade, magicamente, sotto i nostri occhi, mentre seguiamo l’evoluzione della sua storia, è la straordinaria vittoria della sua personalità indomabile — quella che le permette di attraversare i mille re-inizi della sua storia — su tutti i condizionamenti storici e culturali esterni che riesce a utilizzare per ciò che sono: strumenti di narratività, elementi che servono a creare il suo coinvolgente “lessico familiare” nel quale ognuno di noi si trova piacevolmente e morbidamente coinvolto. Con la sensazione di imparare a vivere meglio.

Antonio Steffenoni, Il Venerdì, 31 marzo 2017