padri-figli…

La figura del Profeta Elia, che nel Seder di Pesach, svolge il suggestivo ruolo di collegamento tra il ricordo della liberazione dalla schiavitù in Egitto e l’attesa del Messia per la completa e definitiva redenzione, trova una sua importante anticipazione nel Sabato che precede la festa, attraverso la lettura del brano conclusivo del Profeta Malakhì che, nel versetto finale, si richiama esplicitamente al ruolo del Profeta Elia quale precursore dell’intervento divino che porterà all’epoca messianica. “Ecco io sto per mandare il Profeta Elia prima che venga il Giorno del Signore grande e terribile, e ricondurrà il cuore dei padri verso i figli ed il cuore dei figli verso i padri” (Malakhì 3,24).
Rashì propone un’interpretazione di questo passo un po’ diversa: il Profeta Elia farà tornare al Signore il cuore dei padri “per mezzo dei figli” e, analogamente, il cuore dei figli “attraverso i padri”; così infatti si esprime il grande commentatore: “Si rivolgerà (il Profeta) ai figli con amore e gradimento (dicendo) – “andate dai vostri padri e parlate loro, affinché riprendano le vie del Signore”. “In modo simile, parlerà ai padri”. Rabbi Eliezer di Belganzi (Beaugency) – esegeta biblico francese del 12° secolo – interpreta invece la convergenza dei cuori come un ritorno ai rispettivi ruoli nella trasmissione dell’identità, i padri nella disponibilità e nella capacità di insegnare la Torah, come è scritto “Insegnerete queste parole ai vostri figli (Deut.11,19), i figli nel desiderio di chiedere e di ascoltare ,secondo quanto afferma il testo sacro “Chiedi a tuo padre e te lo dirà” (Deut. 32,7). Un confronto tra queste due diverse interpretazioni ci dice che la via per riscoprire identità, sentimenti, legami di fede passa, da un lato, attraverso la capacità nella relazione tra padri e figli di riacquistare, con reciproca fiducia, il ruolo di responsabilità dei primi, nel trasmettere le proprie conoscenze ed esperienze e con l’entusiasmo degli altri nel ricercare nuove risposte; al tempo stesso occorre che gli uni e gli altri, sappiano riscoprire il desiderio di stimolarsi reciprocamente verso un impegno di vita più alto e profondo, verso valori spirituali più autentici, verso la Torah e i Comandamenti del Signore. Nella spiegazione di Rashì spicca, con particolare suggestione, il fatto che l’iniziativa parta dai figli, che siano proprio i padri a doversi per primi confrontare con un ruolo diverso e di maggiore slancio ideale e sensibilità che i loro figli sapranno loro proporre con le parole e con l’esempio.

Giuseppe Momigliano

(5 aprile 2017)