I quattro genitori

anna segreUn intero pomeriggio di ricevimento genitori pochi giorni prima di Pesach produce strani cortocircuiti mentali: presa tra la frenesia delle pulizie e l’ansia di finire tutti i cibi presenti nel frigorifero anche a costo di abbinamenti azzardati (per esempio cuscus alla senape), mentre mi preparavo spiritualmente agli incontri ripercorrendo mentalmente le esperienze dei miei venticinque anni di insegnamento, ho scoperto che anche i genitori dei nostri allievi, come i figli di cui leggeremo lunedì sera nell’Haggadah, possono essere suddivisi in quattro categorie:
Il colto chiede informazioni sui programmi svolti, su quelli da svolgere nei prossimi anni, sui libri di testo, sulle metodologie didattiche, sulle verifiche, sui criteri di valutazione, ecc. È opportuno illustrare ogni cosa nei dettagli, sia perché fa piacere vedere che qualcuno si interessa al nostro lavoro sia perché risposte evasive portano il genitore colto a dubitare della nostra preparazione. Tuttavia è bene far presente che il tempo incalza e che quindi trascorsa una decina di minuti non è lecito aggiungere altre domande.
Il polemico chiede: “Cosa sono questi voti che Lei ha assegnato a mio figlio?” Spesso fa così perché non ha controllato regolarmente il diario (oggi registro elettronico) oppure si è bevuto qualche storia inverosimile che il figlio gli ha propinato. Conviene quindi essere molto precisi e incollare il genitore alle sue responsabilità: “Io ho assegnato il voto il tale giorno, Suo figlio lo ha scritto sul diario e nel giorno tale lo ha riportato firmato da Lei. Da Lei, non da altri: se ha firmato distrattamente non può venire a prendersela con noi”.
Il semplice chiede solo: “Come va mio figlio?” Basta riferirgli tutti i voti, aggiungendo eventualmente che il figlio in classe è molto corretto / vivace (se uno dei due aggettivi non è appropriato significa che va bene l’altro).
C’è infine quello che non intende fare domande, solitamente perché è troppo preso a raccontare: storie dei figli dalla scuola materna ad oggi, vicende famigliari, ricordi della propria vita scolastica. Va benissimo lasciarlo parlare senza interruzioni purché tenga presente che, a differenza dell’uscita dall’Egitto di cui si può parlare anche di notte e nei giorni dell’era messianica, il ricevimento genitori ha orari ben precisi su cui (per fortuna!) non è consentito sforare.

Anna Segre, insegnante

(7 aprile 2017)