Con i partigiani ebrei

Sara Valentina Di Palma“Ciò che non si ripete a se stessi, lo si dimentica”, scriveva Ruth Kluger una generazione fa – il tempo di una vita (Vivere ancora. Storia di una giovinezza, Einaudi 1995, p. 1995). Questo rende ancora più necessario, per quanto tardivo, il recupero della memoria della Resistenza ebraica in Italia, soprattutto come arma contro un certo revisionismo antisemita emerso negli ultimi anni. Se, infatti, la festa di questo 25 Aprile ha visto divise l’ANPI di Roma dall’Ucei (e, finalmente, anche dal Partito Democratico) a causa del tentativo reiterato, da parte dell’associazione che più tra tutte dovrebbe preservare i valori resistenziali, di boicottare la partecipazione di rappresentanti della Brigata Ebraica (la quale sotto l’esercito britannico contribuì a liberare il Paese) in nome di una presunta solidarietà filo palestinese contro lo Stato d’Israele, ben diverso è il segnale che viene da altre realtà.
A preservare la memoria della guerra di liberazione si è espressa, tra gli altri, l’ANPI di Serravalle Pistoiese, che con l’amministrazione comunale locale ha deciso di onorare l’operato di due partigiani ebrei pistoiesi, nel corso delle celebrazioni della Festa della Liberazione a Casalguidi.
Liberò Pistoia, l’8 settembre 1944, Israele Bemporad, come mostra una celebre foto che lo ritrae insieme alle due sorelle Liliana e Lina Cecchi – staffette per tutto il 1944 sino alla Liberazione nella formazione “Difesa della donna”, alle quali proprio in questi giorni l’attuale capitale italiana della cultura ha dedicato una via cittadina.
Nato nel 1914 in una nota famiglia di commercianti pistoiesi di cui resta ancora memoria nella toponomastica urbana (sua era la casa di inizio Novecento in centro città in stile medievale nota come torre Bemporad) e rurale (viene ancora chiamata con il nome della famiglia la fattoria allora posseduta in località le Quattro Querce presso Serravalle Pistoiese), Israele è costretto a interrompere gli studi in giurisprudenza in conseguenza delle leggi razziste fasciste. Braccato e spinto alla fuga insieme alla famiglia ormai smembrata, con alcuni membri deportati e assassinati ed altri esuli all’estero, dieci giorni prima del suo trentesimo compleanno Israele decide di unirsi alla Resistenza ed entra nella formazione Fantacci delle brigate Garibaldi con il nome di battaglia di “Lele”, combattendovi ufficialmente dal 17 giugno 1944.
Solo due giorni prima (anche se in realtà combatteva dalla primavera) era formalmente entrato nella Resistenza, contribuendo a creare la formazione Castellina-Serravalle, suo nipote Giancarlo Piperno, non ancora diciassettenne. Se Bemporad, dopo la guerra, si chiuse nel silenzio, diversamente da lui Piperno, laureatosi in medicina e divenuto oncologo di fama internazionale, raccontò molto della sua infanzia sotto il fascismo e dell’esperienza di lotta partigiana.
Costretto ad abbandonare la scuola nel 1938, Giancarlo rammenta le zuffe con i ragazzi di Livorno (città dove si reca quotidianamente da Pisa per frequentare la scuola ebraica) i quali lo provocano chiamandolo ebreaccio, come anche le botte ricevute dal padre, rincasato sanguinante dopo aver visto morire un amico picchiato da fascisti pisani. Anche Piperno, con l’inizio della caccia all’ebreo, riesce a fuggire insieme ai familiari, rifugiandosi in località Bacchettone sopra la stazione ferroviaria di Serravalle dove si radunano diversi rami della famiglia, i Bemporad, i Piperno e i Corcos. Scampato alla retata nazifascista del Kippur (programmata, non a caso, nel giorno più sacro del calendario ebraico) e ad un secondo controllo fascista, Piperno matura la decisione di entrare nella Resistenza dopo l’inizio dei bombardamenti su Pistoia a partire dal 24 ottobre 1943, quando diversi prigionieri di guerra, in particolare inglesi, riescono a fuggire nascondendosi nei boschi della montagna pistoiese con l’aiuto della popolazione locale.
Giancarlo ne è incuriosito ed attratto, e stringe amicizia con un pilota della RAF insieme al quale prenderà parte alla sua prima azione partigiana nella primavera del 1944: l’arresto di una colonna di camion tedeschi e la segnalazione ai caccia inglesi affinché la bombardino. Il numero dei combattenti aumenta, e crescono le azioni soprattutto di disturbo per armarsi, sino alla battaglia della Castellina in seguito alla quale, nel delicato equilibrio tra aiuto dei civili e timore di rappresaglie, Piperno ricorda che “Quando arrivai mi trovai il paese tutto contro, perché pensarono che da allora sarebbero cominciati i guai dopo quell’attacco e dopo aver portato lì i tedeschi. Organizzammo tutta una difesa a monte della Castellina, perché decidemmo che ci si sarebbe sacrificati piuttosto che fare scendere i tedeschi a distruggere il paese” (Marco Francini, a cura di, Intervista a Giancarlo Piperno, in “Quaderni di Farestoria” 2, 2009, pp. 15-32, qui p. 25). Alla popolazione locale Piperno riconosce al contempo la grande generosità ed il coraggio con cui tutti, ex fascisti ed antifascisti, aiutano i partigiani – altro sono i repubblichini, di cui anche gli abitanti della Castellina diffidano.
Giancarlo racconta, senza retorica, una guerra sorprendente agli occhi di un ragazzino ma a tratti deludente, come quando, dopo il bombardamento di Serravalle, si presenta al comando inglese presso Monsummano: “furono ricevuti con tutti gli onori i tedeschi, mentre noi ci ricevettero dopo un paio d’ore a sedere fuori dalla porta perché noi non s’era militari e loro erano molto formalisti per questo” (ibidem). Ma Giancarlo ha appena sedici anni e mezzo, e a consolarlo basta una fetta di cocomero, anche se poi la paura torna, tanta, nei giorni della liberazione di Pistoia, quando il suo nome viene estratto tra quanti devono tentare di fermare tre carri armati tedeschi presso porta Lucchese (zona particolarmente sensibile a causa della presenza della fabbrica San Giorgio), e non resta, allora, che pregare.
Durante la cerimonia, condotta dal sindaco di Serravalle Pistoiese Patrizio Mungai, sono state ricordate anche altre esperienze europee di resistenza ebraica. Il Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza On. Roberto Barontini ha menzionato in particolare l’impegno della Brigata Ebraica lungo la costa adriatica, le ribellioni nell’Est Europa, a partire dal Ghetto di Varsavia fino alle piccole formazioni ebraiche nelle foreste ucraine e bielorusse oltre alle centinaia di partigiani ebrei che hanno operato in Italia.
Infine il consigliere comunale Roberto Daghini ha ricordato le vicende locali, con l’impegno attivo dei nostri correligionari a difesa delle popolazioni che è proseguito anche successivamente.
A ritirare le due onorificenze le figlie di Israele (deceduto nel 1975) Sara e Laura Bemporad, e Daniele Coen in rappresentanza della Comunità Ebraica non avendo il dottor Giancarlo Piperno potuto essere presente.

Sara Valentina Di Palma

(27 aprile 2017)