Mokéd 5777 – Edot dell’Italia ebraica
Chi sono e attraverso quali percorsi si possono raccontare le diverse edot (comunità) che compongono l’ebraismo italiano; come queste nuove tradizioni identitarie hanno ridefinito la realtà ebraica? Come sono stati accolti? Come si sono integrati? Tanti gli interrogativi che sono stati spunto di riflessione per alcuni dei protagonisti del Mokéd di Milano Marittima, la convention dell’Italia ebraica, conclusasi in queste ore. Tra chi si è domandato quali narrazioni seguire per parlare delle diverse edot – con riferimento in particolare a quelle tradizioni ebraiche che sono andata ad affiancare quella italiana dopo la seconda guerra mondiale, con l’arrivo di ebrei dal Nord Africa (Libia ed Egitto) e dall’Oriente (Siria, Libano, Iran) – il direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara Simonetta Della Seta, che ha raccontato ai presenti il progetto del Museo e la volontà di quest’ultimo di rappresentare al grande pubblico la millenaria storia ebraica italiana, senza dimenticare il contributo più recente delle migliaia di famiglie provenienti dalla Libia e dagli altri paesi arabi e dall’Iran. Un mondo che in parte ha scelto l’Italia, e in particolare Milano, Livorno e Roma, per ricostruirsi una vita: la loro integrazione nel panorama ebraico italiano è stata complessa e con alcune contraddizioni, hanno spiegato i sociologi Enrico Finzi e Betti Guetta, del Centro di Documentazione ebraica contemporanea di Milano e responsabile di una ricerca dedicata proprio a queste edot. A introdurre l’incontro, rav Roberto Della Rocca.
(1 maggio 2017)