La sirena

angelica edna calò livneLa sirena sembrava più lunga di sempre. Due minuti che non finivano più. Mi ha colto all’improvviso, mentre ero nell’ufficio di Beresheet LaShalom. L’ufficio di una Fondazione che educa alla pace che si trova nel rifugio numero 16 del Kibbutz. Quanti pensieri si possono avere in due minuti? Quante immagini ti possono passare per la testa mentre la sirena di Yom HaShoah sembra perforarti il cervello? Melodie, poesie, disperazione, speranza; idee per l’incontro che devo fare nel pomeriggio con i ragazzi ebrei e arabi del Teatro Arcobaleno. Dubbi. Quanto sanno questi ragazzi di Jish e Fassouta cosa è successo a Auschwitz e a Majdanek? Cosa provano i ragazzi di Kadita, di Bar am, di Sasa o Kfar Vradim quando i loro nonni raccontano? Mi venivano in mente i lunghi dibattiti sui social media: “Dare o non dare l’amicizia a un estraneo? Lasciamo che il gruppo sia segreto! Non ci si può fidare!”. Sicuramente il terrore che sta dilagando ormai in tutto il mondo confonde gli animi, avvilisce e svigorisce. È in questi momenti che mi viene in mente un passo di Pirandello, della novella Colloqui con i personaggi: suo figlio Stefano è al fronte, durante la Prima guerra mondiale, lui è disperato e scrive di un dialogo immaginario con uno dei suoi personaggi che gli dice: “Si farà la storia, domani, dei guadagni e delle perdite, delle vittorie e delle sconfitte. Speriamo che la giustizia trionfi… Ma se non dovesse trionfare? Trionferà di qui a un altro secolo… La storia ha larghi polmoni, e un arresto di respiro è cosa momentanea. Può anche darsi, del resto, che sembri un’altra, di qui a un altro secolo, la giustizia. Non c’è da fidarsi; e non è questo, creda, che importa. Ciò che realmente importa è qualche cosa d’infinitamente più piccolo e d’infinitamente più grande: un pianto, un riso, a cui lei, o se non lei qualche altro, avrà saputo dar vita fuori del tempo, cioè superando la realtà transitoria di questa sua passione d’oggi; un pianto, un riso, non importa se di questa o d’altra guerra, poiché tutte le guerre su per giù son le stesse; e quel pianto sarà uno, quel riso sarà uno.”
E quando quei due minuti sono passati io ho scelto il riso. Perché dobbiamo ricordare sempre, ma anche andare avanti, con fede, con determinazione e non soccombere alla malvagità, al terrore, alla follia. MAI!

Angelica Edna Calò Livne

(3 maggio 2017)