NARRATIVA II ruggito dell’anima

svegliare-i-leoni-coperta-definitiva-copiaAyelet Gundar-Goshen / SVEGLIARE I LEONI / Giuntina

In apparenza il bel romanzo, un quasi thriller, della 35enne israeliana Ayelet Gundar-Goshen, “Svegliare i leoni” (traduzione di Ofra Bannet e Raffaella Scardi; Giuntina, pp. 320, 17) parla di un medico che una notte nel deserto investe con la sua macchina un immigrato eritreo illegale, constata che non lo può aiutare, fugge e viene ricattato da un’altra eritrea che promette di non denunciarlo in cambio di cure mediche ai suoi connazionali. E così, per settimane, Eitan, questo è il nome del protagonista, ogni notte opera in una specie di ospedale clandestino, installato in una rimessa abbandonata. Per poterlo fare deve mentire a sua moglie, Liat, un’inspettrice della polizia, che indaga proprio sulla morte dell’immigrato. Insomma, nel libro ci sono tutti gli ingredienti per creare una notevole tensione narrativa (salvo che qualche volte il testo si fa troppo prolisso). In realtà, Gundar-Goshen parla delle scelte esistenziali giuste e sbagliate, della casualità e arbitrarietà dei fatti accaduti nella vita di ciascuno di noi, dell’amore che rende ciechi, o forse non rende ciechi ma permette di sopportare bugie, perché il volersi bene è più importante della verità e perché forse la vera onestà non sta nell’ubbidire alle leggi, ma nell’amore, appunto. Spieghiamoci: Eitan è un medico onesto, tanto da abbandonare un ottimo ospedale a Tel Aviv, perché in disaccordo con certe pratiche del suo capo, e trasferirsi in una città del deserto che lui odia. La sua scelta costringe la moglie poliziotta integerrima, intelligente e insofferente al razzismo (contro gli arabi) dei colleghi e seguirlo. Poi accade qualcosa di sconvolgente, che mette in crisi tutti. Il finale del libro a sorpresa.

Wlodek Goldkorn, L’Espresso, 14 maggio 2017