Il Mossad e i segreti rivelati
“Anni di lavoro buttati”

rassegna“Piani come quelli per gli attentati sugli aerei con i computer portatili o i tablet vengono discussi tra i capi dell’organizzazione terroristica. Adesso staranno già indagando per individuare la talpa, stiamo parlando di un circolo ristretto. Le rivelazioni hanno messo in pericolo una fonte che immagino abbia richiesto anni per essere coltivata”. È l’analisi di Danny Yatom, ex capo del Mossad – i servizi segreti israeliani – che, intervistato dal Corriere della Sera, commenta il caso politico nato attorno al colloquio del presidente Usa Donald Trump con il ministro degli esteri e l’ambasciatore russi. Trump, secondo quanto riportato dal Washington Post e poi da tutta la stampa americana, ha informato i diplomatici russi sui dettagli di come gli Stati Uniti siano venuti a conoscenza di un piano dell’Isis di usare computer e tablet come ordigni da far esplodere sugli aerei: a fornire queste informazioni top secret, il Mossad che però non si aspettava che Trump rivelasse a un Paese terzo le notizie. Un’azione, afferma Yatom, che mette in pericolo tutto il lavoro fatto dai servizi segreti israeliani in Siria. “Di sicuro i dirigenti operativi – spiega Yatom, che ha guidato il Mossad fino al 1998 – stanno rivedendo alcune procedure. Frustrazione e disappunto sono diffuse. Direi che in molti sono arrabbiati”.

Gerusalemme attende Trump. Se dai servizi segreti israeliani trapela una certa insofferenza nei confronti delle rivelazioni di Trump, il Primo ministro israeliano Netanyahu preferisce non commentare la questione, scrive il Giornale: “ieri ha parlato al telefono 20 minuti con il presidente americano e ha fatto sapere che non si è discusso affatto della vicenda ma solo del programma della visita”. Trump infatti la prossima settimana sarà in Israele per la prima volta da presidente. “A Gerusalemme tutto è pronto per l’ambasciata americana”, fa sapere il sindaco della Capitale Nir Barkat, intervistato da Panorama, riferendosi alla promessa di Trump – fatta in campagna elettorale – di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Un provvedimento però, riporta in una breve la Stampa, che per il momento il presidente americano non farà come “sforzo per non provocare i palestinesi”. Oltre a Netanyahu, Trump incontrerà anche a Betlemme, il presidente dell’autorità palestinese Abu Mazen.

Addio a Giorgio Goldberg. Nel giorno in cui il Giro d’Italia omaggia il grande campione Gino Bartali nella sua Ponte a Ema arriva la notizia della morte di Giorgio Goldberg, che con la sua testimonianza permise il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni di Bartali. A ricostruire la vicenda, Adam Smulevich su Avvenire che ricorda quella sua prima telefonata con il testimone Golberg e il racconto di come Bartali “nascose lui, la sorellina e i genitori in un suo appartamento in via del Bandino, nel quartiere Gavinana. La testimonianza decisiva, la prima giunta direttamente da un salvato, – ricorda Smulevich – per fargli tributare il riconoscimento di Giusto tra le nazioni da parte dello Yad Vashem. L’intervista a Goldenberg viene pubblicata su Pagine Ebraiche, il mensile Ucei. Pochi giorni e Giorgio, aiutato dai suoi cari e da Nardo Bonomi, un esperto di genealogia che ci ha messi in contatto, si reca a Gerusalemme per dare ufficialità ai suoi propositi. Il fascicolo Bartali aperto in quella sede alcuni anni prima dall’insegnante Angelina Magnotta si arricchisce di un nuovo fondamentale capitolo nella strada verso il riconoscimento (che arriverà nel settembre del 2013)”.

Eutanasia e fine vita. La medicina a confronto con l’etica e la religione. Avvenire riporta dell’incontro tenuto nei giorni scorsi a Roma al Centro Ebraico Il Pitigliani, nell’ambito del ciclo di incontri Corpo e Spirito, promossi dall’Ospedale Israelitico, e dedicato al tema del testamento biologico e del fine vita. “La nostra tradizione – ha spiegato rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma – distingue tra l’accelerare il decesso e la rimozione delle cause che ostacolano il decesso. Noi come esseri umani abbiamo il diritto-dovere di salvare le vite ma non di prolungare le sofferenze con interventi artificiale”.

Roma, la punizione per i vandali del Verano
. In una lettera inviata a Repubblica Roma e firmata da Claudia Terracina si suggerisce una punizione per il gruppetto di ragazzi che giovedì scorso ha vandalizzato il cimitero del Verano, prendendo di mira anche il settore ebraico. “Anche se è difficile perdonare l’insulto, vorrei suggerire a quel padre di proporre all’autorità giudiziaria una ‘buona pratica’ per far ripagare, almeno in parte, a suo figlio e ai suoi amici i danni provocati. – scrive Terracina, in riferimento alle parole del padre di uno dei vandali che aveva parlato di punizione esemplare per il figlio – Potrebbero impiegare le vacanze estive dedicandosi alla pulizia del Verano: tagliare l’erba, curare i fiori, pulire i marmi. In questo modo renderebbero un servizio alle comunità che hanno offeso e forse il loro lavoro sarebbe di stimolo anche per il Comune di Roma, che, va detto, lascia il cimitero monumentale del Verano in uno stato di degrado impressionante”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(18 maggio 2017)