Tradizione, un viaggio tra i testi

Si è inaugurato mercoledì 17 maggio, presso il Centro Bibliografico dell’UCEI, un nuovo ciclo di seminari: “Il popolo dei libri. Un viaggio attraverso i testi della tradizione ebraica”. L’obiettivo è di introdurre ai testi fondamentali della tradizione ebraica e fornire strumenti metodologici e chiavi di orientamento in questa vasta letteratura. L’idea – frutto della collaborazione tra il Centro Bibliografico e l’Area Formazione e Cultura – nasce dall’intento di valorizzare la sede stessa che ospita questo ciclo di seminari: il Centro Bibliografico, con la sua preziosa Biblioteca, nella quale son confluite la Biblioteca Storica del Collegio Rabbinico e molteplici Cinquentine e Secentine provenienti da varie Comunità Ebraiche. Per ogni tema trattato verranno dunque selezionati, mostrati e spiegati alcuni volumi della Biblioteca.
Questo approccio ha motivazioni profonde: nell’ebraismo la cultura, la lettura, lo studio non hanno un ruolo esclusivamente conservativo e teorico. Ci si rivolge al passato con la sua tradizione culturale per svilupparne premesse e potenzialità, continuare l’interpretazione dei testi fondamentali, costruire e rafforzare l’identità, agire e vivere nel presente verso il futuro. In quest’ottica i libri non vanno solo custoditi, ma è necessario incentivarne l’uso, lo studio, la produzione di nuove scritture. “Una nuova Torà uscirà da me”, leggiamo in Isaia, 51,4. Nella tradizione ebraica, ciascuno con l’unicità della sua lettura contribuisce alla rivelazione stessa dei Testi Sacri e, in un certo senso, alla loro stessa scrittura. Israele è chiamato “Popolo del libro” – ma noi qui abbiamo preferito declinare quest’espressione al plurale – perché lo studio e l’interpretazione dei testi, di generazione in generazione, costituiscono un elemento fondamentale della vita ebraica. Come scrive Emmanuel Levinas, “di libri esso si è nutrito”, come il profeta Ezechiele: “«Figlio d’uomo! […] mangia questo rotolo»[…] Mangiai e alla bocca sembrò dolce come il miele“ (Ezechiele, III, 1-3).
In questa stessa ottica, rav Alberto Piattelli che ha inaugurato il ciclo introducendo alla lettura della Bibbia, ha ricordato come essa sia fonte viva: né “antico” né “testamento”, ma libro vivo di un popolo vivente. Libro che è uno e molteplice, come indicano le sue varie denominazioni ebraiche: Tanach – acronimo per Torà, Neviim e Ketuvim -, Sifrei ha-Qodesh [Libri Sacri], “i 24”. Libro molteplice ma pur sempre unitario: una norma halachica – racconta Piattelli – vieta che gli eredi di un canone possano spartirsi tra loro i vari libri, essi devono restare insieme. È forse questo, mi chiedo, una delle condizioni per un libro di restare vivo? E immediatamente Piattelli rivela un altro segreto: se sfogliamo la Bibbia, ci accorgiamo che una parola è scritta in un modo, ma letta in un altro. Questo vuol dire che nella Sacra Scrittura abbiamo due tradizioni: una scritta e una orale, entrambe di pari importanza e in dialogo l’una con l’altra. Libro che non si chiude in se stesso nel proprio dogmatismo autoreferenziale, ma che è plurale al suo interno e in relazione con l’altro da sé. Libro vivo in quanto capace di suscitare domande, di attraversare le epoche, di adeguarsi attraverso l’interpretazione e l’applicazione a contesti diversi.
Compito difficilissimo quello di introdurre a un libro vivente, mette in guardia rav Piattelli che infatti ironicamente dichiara di sentirsi nella stessa posizione del pagano del famoso aneddoto talmudico che voleva conoscere tutta la Torà stando su un piede solo (Tal. Bab., Shabbat 31 a). Ma come il saggio Hillel non si lasciò scoraggiare da questa provocazione e in una formula riesce a indicare il metodo e lo spirito di ciò che la Torà insegna – “Ciò che tu detesti, non farlo al tuo prossimo: questa è la Torà per intero, il resto è commento,vai e studia” – , così rav Piattelli, con estrema e sintetica chiarezza ci ha condotto dalla sua storia al suo linguaggio, fin nel cuore della sua verità (alla Bibbia non interessa come è avvenuta la creazione, ma che il mondo ha avuto un Creatore) e dello strano criterio della sua santità: tutti i libri che rendono impure le mani sono degni di far parte del canone biblico. Santi sono cioè quei libri di cui non ci si può appropriare impudentemente e strumentalmente, perché sono la fonte inesauribile, sempre da rileggere, studiare, capire, interpretare, applicare e riscrivere a cui attinge la vita stessa.

Raffaella Di Castro

Di seguito il calendario delle prossime iniziative:

Mercoledì 21 Giugno – Ore 18
Leggere e scrivere la Bibbia, con rav Amedeo Spagnoletto

Mercoledì 27 Settembre – Ore 18
Introduzione al mondo dei Profeti, con il maskil Gadi Piperno

Mercoledì 25 Ottobre – Ore 18
Introduzione al Midrash e all’esegesi rabbinica, con rav Roberto Della Rocca

Novembre
Studiare il Talmud, con rav Riccardo Di Segni

Dicembre
Vivere l’esperienza mistica, con rav Benedetto Carucci Viterbi

(19 maggio 2017)