èStoria laboratorio indispensabile
in un’Europa che cerca il futuro

Ci sono i giovani, c’è l’Italia che vuole continuare a conoscere, a pensare, a scegliere. La tredicesima edizione del festival èStoria, che giunge questa sera alle battute conclusive, ha ormai portato la manifestazione culturale goriziana molto al di là dei confini della Venezia Giulia per entrare con forza nel calendario culturale italiano. La città dell’Isonzo, un tempo contesa e strategica cifra di eleganza fra la Mitteleuropa e l’Italia, fucina della migliore intelligenza ebraica della vecchia Europa, poi ferita del confine e polo meridionale della Cortina di ferro con un confine a cielo aperto che la lacerava, ora laboratorio transfrontaliero di crescita e collaborazione fra Est e Ovest, si è confermata il giusto punto di incontro per tutti coloro che vedono nella conoscenza e nello studio della Storia una risorsa insostituibile.
Innumerevoli gli appuntamenti in calendario che si susseguono in queste ore.
L’attenzione è rivolta all’interpretazione dei grandi conflitti, e quest’anno, con il cinquantenario della Guerra dei Sei giorni. Ahron Bregman (già ufficiale di artiglieria delle forze di difesa di Israele e assistente parlamentare al Knesset, insegna presso il dipartimento di Studi Militari al King’s College di Londra ed è autore de “La vittoria maledetta. Storia di Israele e dei territori occupati”, Einaudi), Simon Dunstan (scrittore e regista specializzato nella weapons tecnology, soprattutto nel campo degli Armoured Fighting Vehicles, è autore di “Il Raid di Entebbe. Luglio 1976” e “La Guerra dei Sei Giorni. 1967: Sinai, Giordania e Siria”, LEG editore) con Fabio Romano hanno analizzato le vicende del maggio 1967. Gli oratori hanno inquadrato la situazione determinata da un’azione combinata di Egitto, Giordania e Siria che minacciavano un Israele, abbandonato a se stesso dalle Nazioni Unite. Per anticipare le mosse dei loro nemici, in giugno gli israeliani erano pronti a un attacco preventivo che avrebbe spiazzato il mondo intero: la schiacciante vittoria fu ottenuta attraverso un uso sapiente dell’aviazione, che avrebbe sgominato le forze egiziane nel Sinai. Allo stesso modo, un’azione fulminea consentì l’occupazione della Città Vecchia a Gerusalemme, della Cisgiordania e delle alture del Golan.
Ma nel corso delle giornate di èStoria non sono mancati gli approfondimenti e le occasioni di incontro per conoscere quei temi collaterali che si fanno sempre più necessari per comprendere una società complessa.
Il segno profondo lasciato dal Primo conflitto mondiale. I nazionalismi e i populismi che da oltre un secolo, e oggi più che mai minacciano il futuro dell’Europa. Ma anche le possibilità di crescita economica attraverso gli investimenti sulla cultura, le vicende affascinanti e sconvolgenti che portano i paesi a preservare o a perdere i propri beni culturali, le nuove tendenze di attenzione nei confronti dei consumi e dell’alimentazione.
Fra gli innumerevoli appuntamenti anche quello dedicato ai Tesori d’arte. Il patrimonio artistico italiano non teme rivali: dovrebbe però temere furti, incurie e mercati clandestini. La diaspora dell’arte italiana è un argomento affascinante, dove all’ammirazione per i nostri capolavori si affiancano cupidigia mercantile e avventurieri rocamboleschi, qui ritrovati in un racconto ricco di colpi di scena.
Gorizia èStoria 2017-1I giornalisti Fabio Isman e Alessandro Marzo Magno (nella foto mentre legge Pagine Ebraiche visitando le strutture del festival), coordinati dal collega Igor Devetak hanno affrontato forse il tema più caldo perché rappresenta il punto d’incontro fra le tempeste affrontate dall’Europa e le sue attuali speranza di rilancio attraverso una corretta politica culturale. Marzo è fra l’altro l’autore di Il genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo e Missione grande bellezza. Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler entrambi editi da Garzanti.

(28 maggio 2017)