…Rosselli

I fratelli Rosselli, Nello e Carlo, figli di Joe e di Amalia Pincherle. Una famiglia di tradizione liberale, quindi ‘non ortodossi e non osservanti’, precisano le biografie. È noto, infatti, che nel 1924 Nello partecipa al Congresso giovanile ebraico di Livorno e afferma la sua posizione laica e contraria al sionismo (biografie cursorie online parlano di ‘sionismo integralista’, ma è un refuso dovuto all’ignoranza di coloro che condensano il pensiero di Nello). Ne hanno parlato di recente su queste pagine sia Giorgio Berruto che Anna Foa. Personalmente penso che già nel ’24 il sionismo avesse tutti i motivi e i diritti storici di esistere e di essere un ideale da perseguire. Ma il punto non è questo. Il punto è invece che esiste un certo tipo di cultura che, parlando dei fratelli Rosselli, riesce a passare sotto silenzio la loro ebraicità e qualsiasi rapporto fra quella e il loro impegno politico. Lo fa, ad esempio, Eugenio Scalfari (Repubblica, 9 giugno 2017). Ma non è il solo in queste settimane. Naturalmente sorprende che lo faccia anche Scalfari, che se non ci si ricorda male, è invece molto sensibile al rapporto fra ispirazione religiosa e politica quando si tratta di parlare con il Pontefice, al telefono o di persona. Non ci si può non chiedere che cosa disturbi tanto la penna di certo giornalismo nel dover citare le origini ebraiche di una figura che, peraltro, si vuole glorificare. Sembra che ai nostri giorni apprezzamento ed elogi non siano sentiti, da coloro che scrivono, in sintonia con l’essere ebrei delle figure di cui scrivono. Meglio non menzionarlo, insomma. Anche questi dettagli di contenuto e di stile contano nel giudizio che si dà delle persone e della loro epoca. Per noi, c’è poco da stare allegri. L’ebraismo non fa tendenza.

Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia

(13 giugno 2017)