Società – Cambiamenti climatici, responsabilità umana: quali risposte nella prospettiva ebraica

AlberoI cambiamenti climatici, le loro cause ed effetti, la questione della responsabilità dell’uomo per quello che è accaduto e per quello che accadrà. Negli ultimi anni queste tematiche sono state al centro del dibattito della comunità scientifica e poi sociale e politica, fino ad arrivare agli accordi di Parigi nel 2015, con cui 195 paesi incluse le maggiori potenze mondiali si sono impegnate a ridurre le emissioni di anidride carbonica, e infine alla recente decisione dell’amministrazione Trump di ritirarsi. A offrire un’analisi della situazione nella prospettiva del pensiero ebraico è stato negli scorsi David Kraemer, professore di Talmud al Jewish Theological Seminary di New York, in un articolo pubblicato dalla Jewish Telegraphic Agency.
“La stragrande maggioranza degli scienziati concordano che l’attività umana contribuisce in modo significativo al surriscaldamento globale, e che le sue conseguenze saranno significative e catastrofiche” scrive Kraemer. “Non è solo una questione di principio. Se gli scienziati hanno ragione, siamo di fronte a una questione di vita o di morte per un numero potenzialmente alto di creature, esseri umani inclusi. Le questioni di vita e di morte sono centrali nel pensiero e nella religione ebraica. Dunque noi ebrei dobbiamo domandarci: cosa ci richiedono gli insegnamenti dell’ebraismo in materia di surriscaldamento globale?”.
Il primo punto toccato da Kraemer riguarda il grado di certezza a proposito dell’effettiva esistenza di un fenomeno di surriscaldamento globale favorito dal comportamento dell’uomo, fatto talvolta disputato.
“Nella prospettiva ebraica non fa alcuna differenza che ci siano alcuni, incluso un piccolo numero di scienziati, che mettono in discussione la scienza e quindi le sue allarmanti conclusioni. Poiché il surriscaldamento globale potrebbe potenzialmente condurre alla morte di esseri umani, è da inserire nella categoria del ‘safek nefashot’, situazioni in cui la vita umana potrebbe essere messa a rischio. E la legge ebraica non presenta ambiguità quando la vita potrebbe essere minacciata: l’obbligo è sempre quello di errare nella direzione di essere eccessivamente cauti e non il contrario”. L’esempio portato nell’articolo è quello di una donna incinta durante Yom Kippur: se pure lei si sente bene, ma un dottore ha dichiarato che la sua vita è in pericolo, l’obbligo è quello di nutrirla; allo stesso modo, se il dottore ha dichiarato che sta bene, ma la donna si sente male, l’obbligo rimane quello di nutrirla. Quando si tratta di vita umana, le precauzioni da prendere sono sempre quelle del caso più allarmista.
“Qualcuno potrebbe rispondere che il caso di Yom Kippur riguarda una persona già in vita, mentre la preoccupazione per il surriscaldamento globale guarda a coloro che vivranno (o moriranno) in futuro. Ma l’ebraismo è chiaro nell’insistere che i nostri obblighi si estendono non solo a coloro che vivono oggi ma anche alle generazioni future” spiega ancora Kraemer, facendo riferimento al Patto tra Dio e il popolo ebraico dopo l’Uscita dall’Egitto, stipulato “sia con coloro che si trovano con noi in questo giorno, sia con coloro che non sono con noi oggi” (Deuteronomio 29:13-14).
“Infine, la nostra responsabilità come ebrei non comprende solo la nostra specie, ma il mondo nella sua interezza, con tutte le creature di Dio presenti in esso” conclude il professore. “La Terra non è nostra da sfruttare – o addirittura distruggere – secondo i nostri desideri. Come è spiegato in Genesi 2:15, siamo stati posti in questo nostro ‘giardino’ per ‘lavorarlo e custodirlo’. Non sarebbe giusto affermare che l’ebraismo ci richiede di rimanere parte degli accordi di Parigi sul clima: le prescrizioni bibliche e rabbiniche non sono semplicemente trasferibili nei dettagli della politica del XXI secolo. Ma l’ebraismo ci richiede di perseguire gli obiettivi degli accordi di Parigi, e persino di superarli. Il fatto che rimangano delle domande aperte non cambia questa conclusione. Secondo la visione dell’ebraismo, la sopravvivenza della Terra e delle sue creature è nostra responsabilità”.

(Il disegno è di Giorgio Albertini)

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