Jihadisti della porta accanto
L’arresto dell’italiana Lara Bombonati, aspirante jihadista, è una delle notizie del giorno. Voleva morire da martire, al più presto, la donna. “E per farlo, da combattente musulmana – scrive il Corriere – aveva bisogno di un marito nuovo, che aveva trovato a Bruxelles, dopo che Francesco Cascio, il suo primo marito, era morto in Medio Oriente. Lara voleva un altro guerriero con cui rientrare in Siria, dopo che la polizia turca, a gennaio, l’aveva arrestata ed espulsa in Italia”.
“La coppia diabolica che sognava la Jihad” titola La Stampa a proposito del legame tra Lara e Francesco. Un legame nel segno del fanatismo islamico.
Come affrontare il terrorismo (e i terrorismi)? Sul Corriere, l’ambasciatore Sergio Romano propone alcune riflessioni al riguardo.
“Dall’Atlantico all’Oceano Indiano passando per il Mediterraneo e l’Africa, il significato di ‘terrorismo’ non è sempre necessariamente lo stesso. Se un governo si riferisce all’Isis, non ci sono dubbi. Ma diverse – scrive – sono le formazioni terroristiche che agiscono nel mondo”. Aggiunge poi l’ambasciatore: “È probabile che l’ala terroristica dell’Isis possa sopravvivere alla scomparsa dello Stato ma si tratterà, sperabilmente, di un problema generazionale, destinato a divenire meno minaccioso nell’arco di un paio di decenni”.
Nel passare in rassegna le esperienze del passato, Romano mette l’Irgun (“messo in riga dalla fermezza e dalla saggezza di Ben Gurion”) sullo stesso piano di gruppi come l’Ira.
In un Esquilino spettrale ieri è andata in scena la manifestazione nazionale di Casa Pound contro l’approvazione della legge sullo Ius Soli, il diritto di cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri. “Un disegno inaccettabile per i 5mila militanti arrivati a Roma”, scrive Repubblica. In testa al corteo la show girl croata Nina Moric.
“Sei mesi fa Casa Pound mi ha rubato il cuore” ha sottolineato dal palco.
Il dorso milanese di Repubblica raccoglie alcune testimonianze dai partecipanti al gay pride cittadino. Luigi Pignattai, 59 anni, che ha sfilato vicino ad alcune bandiere arcobaleno con la Stella di Davide, dichiara: “Sono qui per testimoniare che Israele è l’unica grande democrazia del Medio Oriente che rispetta e tutela i diritti della nostra comunità”.
Come spesso accade, nelle pagine culturali numerosi sono gli spunti di interesse ebraico. Sulla Lettura del Corriere, Eshkol Nevo racconta l’incontro tra uno scrittore di sinistra che invitato a parlare in un insediamento ebraico, non chiaramente ortodosso. Su Robinson di Repubblica si anticipa invece uno stralcio dell’intervento che sarà tenuto domani a Taormina dalla filosofa Agnes Heller, Testimone della Shoah, dedicato al conflitto tra generazioni. Sul domenica del Sole 24 Ore Giulio Busi recensisce Bambini in fuga di Mirella Serri: la storia di un gruppo di ragazzi ebrei in fuga per l’Europa dai persecutori. Sull’Espresso Wlodek Goldkorn parla di Appunti per un naufragio di Davide Enia, in cui si racconta il dramma dei migranti nel Canale di Sicilia. Con un forte richiamo contro l’indifferenza. “Nella sua imperfezione – scrive Goldkorn – il testo di Enia andrebbe trasformato in una recita da portare nei teatri e nelle piazze di questo Paese distratto e che si commuove (giustamente) per le vittime della Shoah, ma non riesce a realizzare quanto le future generazioni porranno a noi la stessa domanda che molti di noi hanno posto ai propri genitori o nonni vissuti ai tempi di Auschwitz: ma tu dove eri?”
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(25 giugno 2017)