L’intervista al sindaco di Amatrice
“Il calcio? Mi ha insegnato
a gestire le difficoltà”

“Calcio, soprattutto. Ma anche tennis. La mia è stata una vita dedicata allo sport, segnata anche da soddisfazioni di discreto livello. Da un anno a questa parte, davanti alle nuove sfide che mi sono trovato ad affrontare, rifletto su cosa mi ha lasciato tutto ciò. La risposta è: un patrimonio straordinario di valori ed esperienze, un insegnamento per la vita”. Dai giorni del sisma che ha devastato Amatrice e dintorni, il sindaco Sergio Pirozzi è protagonista suo malgrado delle cronache dei giornali di mezzo mondo. Il primo cittadino del paese simbolo della devastazione, che lotta come un leone per difendere i propri diritti e il proprio futuro attraverso messaggi forti. Rivolti alle istituzioni e all’opinione pubblica, naturalmente. Ma prima di tutto ai suoi concittadini, sottoposti da tempo a una dura prova di resilienza che suscita ammirazione.
Fino ad allora l’attività di sindaco era tanto, ma non il baricentro della propria esistenza. L’amore, la passione diventata lavoro, era il calcio. Un mondo cui ha dedicato tutto se stesso, nelle categorie di mezzo sospese tra il paradiso del professionismo e l’inferno delle categorie regionali. Un mondo duro, pieno di ostacoli e inciampi, in cui ogni giorno ci si deve reinventare e talvolta combattere persino per la sopravvivenza. Pirozzi l’ha fatto, lasciando di corsa la panchina del Trastevere (con cui aveva centrato una promozione nei dilettanti, primo tassello di un progetto con vista Lega Pro) per affrontare l’emergenza terremoto.
“Come noto, sono mesi durissimi quelli che stiamo affrontando. Personalmente, so di non poter mollare. E se dentro ho tanta forza è proprio grazie allo sport, e al calcio in particolare. I tanti anni da calciatore prima, e da allenatore poi, sono stati estremamente formativi. Ho imparato infatti che, nello sport, se ti alleni bene ottieni dei risultati. E che dopo una sconfitta c’è sempre una vittoria. Una filosofia – racconta a Pagine Ebraiche – che sto cercando di applicare anche qua, ad Amatrice”.
Il suo punto di riferimento Pirozzi l’ha trovato fuori dal calcio, però. Si tratta infatti del leggendario Jury Chechi, il re degli anelli che a cavallo tra Anni Novanta e Duemila ha fatto sognare tutta l’Italia. “La sua storia – dice il sindaco – è emblematica. Yuri si allena intensamente per quattro anni, il suo obiettivo sono le Olimpiadi. Purtroppo, prima di partecipare ai Giochi di Barcellona del 1992, si rompe il tendine di Achille. È una situazione drammatica, per uno sportivo di quel livello. Ti senti devastato, l’investimento di quattro anni di duro allenamento che vanno a farsi benedire. E invece no, Chechi si è rialzato subito, ha ripreso appena possibile a macinare lacrime, sudore, fatica. Il risultato è stato che, nel 1996 ad Atlanta, lo abbiamo ritrovato al suo appuntamento con la storia a cinque cerchi. Un appuntamento che si è rivelato trionfale”.
Dopo aver lasciato il calcio giocato per la panchina, Pirozzi si è presto imposto come uno degli allenatori di maggior successo nelle squadre laziali di seconda fascia. Dalla Viterbese al Civitavecchia, dal Rieti all’Aprilia. Fino al Trastevere, che un giorno non troppo lontano si augura di riaverlo con sé, anche come dirigente. “In questi anni, dalla C2 alle categorie inferiori, ho capito quanto al centro di tutto ci sia la capacità di motivare un gruppo formato da individui diversi, ciascuno con la propria personalità. Quanto sia fondamentale trovare le parole giuste, nel momento giusto. Certo, adesso è davvero dura”.
Si sente comunque un privilegiato, Pirozzi. E questo perché, dice, “faccio e ho fatto le cose che amo di più”.
Il calcio però è anche nostalgia, un’assenza non facile da elaborare. “Mentirei se dicessi che il pallone non mi manca. E lo stesso le partite, gli allenamenti, la vita di spogliatoio. Però la testa adesso è solo su Amatrice, sulla necessità che si riparta al più presto”
Ciò non impedisce però di sfogliare l’album dei ricordi, che sono tanti e intensi. La soddisfazione più grande, sostiene Pirozzi, non è legata a una vittoria o a una delle tante promozioni agguantate nel passato. “Sarebbe troppo facile citare episodi di questo genere, che pure ci sono stati nella mia carriera. La soddisfazione più grande in realtà è legata a una sconfitta, di qualche anno fa. Allenavo l’Ascoli primavera, andavamo bene. A un certo punto ci troviamo di fronte l’Inter. In campo tra gli altri un certo Mario Balotelli. Perdiamo, ma non è questo che conta. E adesso vi spiego perché. Quel giorno ho evidentemente dovuto attuare una selezione, come sempre d’altronde, e quindi c’è stato chi, pur di valore, si è dovuto accomodare in tribuna. Bene, ancor prima del calcio d’inizio tutti gli esclusi erano sugli spalti con bandiere e sciarpe a sostenerci, senza alcun rancore nei confronti di chi invece era tra gli undici protagonisti o comunque in panchina, pronto eventualmente a subentrare nel corso dell’incontro. È stata la più grande vittoria della mia carriera, un gruppo eccezionale in cui il noi prevaleva in modo così chiaro sull’io, il sogno e lo sforzo di un collettivo era più forte delle ambizioni individuali”.
Due le squadre che hanno chiamato Pirozzi in queste ultime settimane, proponendogli un contratto. Lo rivela lo stesso primo cittadino. “Ma ho detto di no senza pensarci, e questo per un motivo di serietà. Farei una stupidaggine ad accettare un incarico nel calcio, allo stato attuale. Non riuscirei a trasmettere tutto quello che ho dentro, la mia testa sarebbe altrove. In queste condizioni – sottolinea – non è possibile allenare”.
Difficile però resistere al richiamo del fazzoletto verde, se questo tornerà in qualche modo a portata. Il campo di calcetto di Scai, la frazione più popolosa del Comune di Amatrice, restituisce infatti il pallone a queste valli. Saprà resistere Pirozzi alla tentazione di qualche partitella con gli amici di sempre?
“Il campo donato dall’UCEI, cui va tutta la mia gratitudine – risponde il sindaco – rappresenta un evento davvero festoso per la gente di questi luoghi così duramente colpiti. Il primo impianto sportivo attivo nel nostro Comune dai giorni del sisma. Prima che il terremoto distruggesse tutto, ad Amatrice e nelle frazioni c’erano un campo in erba, uno in terra, uno polivalente. C’era inoltre un palazzetto dello sport. Insomma, le possibilità per giocare e divertirsi non mancavano”.
Pirozzi ha iniziato nel calcio proprio ad Amatrice, con la squadra locale. Prima ala sinistra, poi terzino sulla stessa fascia, infine centrale difensivo. Una significativa evoluzione tattica. Le indubbie qualità di leadership, note adesso a milioni di italiani, l’hanno spinto a un salto dall’altra parte. E così, neanche trentenne, eccolo proporsi in questo mondo come allenatore. Prima porta l’Amatrice dalla Seconda Categoria alla Promozione. Quindi, riesce a garantire una promozione anche all’Ostiamare (dilettanti). L’impresa più bella a Rieti, dove finisce per traghettare la squadra locale in Serie C2 riportando i laziali nel professionismo a 62 anni dall’ultima volta. È uno specialista in promozioni, Pirozzi, e non si smentisce neanche nella Capitale. Nel 2015, ecco che anche il Trastevere conquista i Dilettanti.
Risultati importanti, ma che certo da soli non avrebbero mai ottenuto troppa attenzione e riguardo nei piani alti del calcio italiano. C’è voluta purtroppo una tragedia, per renderlo un personaggio pubblico e fargli ottenere in primavera il premio più ambito per un allenatore: la Panchina d’oro, conferita dall’insieme dei suoi colleghi nel corso di una cerimonia svoltasi a Coverciano.
“Per il suo straordinario contributo, umano e civile, al fianco della popolazione di Amatrice”. Questa la motivazione con cui l’Associazione italiana allenatori ha deciso di attribuirgli il riconoscimento, verso il quale inizialmente Pirozzi ammette di aver provato qualche titubanza: “Quando mi è stata comunicata la notizia ho provato una grande felicità e soddisfazione. Ma è durata poco, ho subito pensato al dramma da cui tutto è scaturito. Per questo ho esitato, c’è stato un momento in cui non avrei voluto accettare. A farmi cambiare idea il fatto che, attraverso questo premio, possa arrivare un po’ di luce anche a tutti allenatori che stanno nell’ombra, meno visibili di tanti colleghi. È un premio che vorrei condividere con loro”. Oltre 17mila adesioni hanno sostenuto questa candidatura, attraverso una petizione che ha fatto rapidamente il giro della rete.
Altra soddisfazione la recente nomina ad allenatore della Nazionale Cantanti. Piccoli gesti che inorgogliscono e che Pirozzi dedica (anche in questo caso) alla gente di Amatrice. “Oggi, sempre per parlare in termini calcistici – afferma – sento alle nostre spalle un grande tifo. È il tifo della solidarietà, di tutti quegli italiani che ci fanno arrivare concretamente il loro supporto. Se in qualche modo andiamo avanti, se non ci arrendiamo alle difficoltà, se possiamo mantenere una speranza nel futuro, è grazie a loro. Un sostegno fondamentale”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(30 giugno 2017)