Ferrara ebraica tra ieri e oggi

Una storia plurisecolare lega gli ebrei a Ferrara: una storia che alterna integrazione, sviluppo culturale e partecipazione alla vita cittadina a vessazioni, emarginazione e tradimenti. A raccontare ai partecipanti al laboratorio giornalistico Redazione Aperta il complesso passato dell’ebraismo ferrarese, Luciana Roccas Sacerdoti assieme a Michele Sacerdoti, già presidente della Comunità ebraica locale. Cuore dell’incontro, la sinagoga di via Mazzini 95: fin dal 1485 il banchiere romano Ser Samuel Melli aveva acquistato qui – in quella che un tempo era via Sabbioni – una grande casa, donandola agli ebrei ferraresi perché ne facessero la sede delle loro istituzioni, ponendo il vincolo affinché la struttura rimanesse per sempre luogo di culto e studio. Nella struttura, sottoposta a ristrutturazione a seguito del terremoto del 2012, trovano ospitalità il Tempio Ashkenazita, il Tempio italiano e l’Oratorio Fanese. “La Comunità ebraica ha vissuto un momento di grande fioritura sotto gli Estensi – ha spiegato Roccas Sacerdoti – arrivando nel ‘500 a contare duemila membri su 32mila abitanti in città. Non mancarono le vessazioni ma fu un periodo molto positivo a differenza di quanto accade quanto la città passò in mano alla Chiesa: fu in questo periodo che fu istituito il ghetto”. A segnare poi la storia della Comunità, l’affermazione del fascismo, la promulgazione delle leggi razziste del 1938 e la deportazione nei Lager: solo in cinque, tra i deportati, tornarono. Oggi, ha ricordato Roccas Sacerdoti, la comunità conta su numeri piccoli ed è fortemente integrata nel tessuto cittadino. A rappresentare ovviamente un’occasione per l’ebraismo ferrarese nella costruzione del suo futuro, l’importante progetto del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Meis), in via di realizzazione in città.

(19 luglio 2017)