…passaporti

Israele vive quest’estate il dramma dei passaporti. Il ministero degli interni ha disposto che i nuovi passaporti dovranno essere biometrici, ossia con una chip che include la fotografia e le impronte digitali del portatore. Questo è ormai l’uso in molti altri paesi fra cui l’Italia. Il nuovo passaporto consente un rapido passaggio delle frontiere usando le apposite macchinette. Ma in Israele non tutto è semplice. È sorto un movimento di puristi che si oppongono alla supposta infrazione della privacy implicita nel nuovo passaporto. Il ministero ha allora predisposto che chi non vuole il passaporto biometrico può rinnovare quello vecchio ma solo entro la fine dello scorso mese di giugno che, vedi caso, segna l’inizio della stagione delle vacanze e dei molti viaggi all’estero. Di conseguenza gli uffici cittadini del ministero degli interni si sono intasati di alcune decine migliaia di puristi, allungando enormemente le file per le persone convenzionali che normalmente dovevano rinnovare il passaporto senza obiezione contro il biometrico. Intanto il ministero del turismo aveva emanato una disposizione per cui il passaporto israeliano deve essere in vigore almeno sei mesi prima della partenza, senza peraltro spiegare perché. Questo ha intasato ulteriormente gli uffici degli interni da parte di tutti coloro il cui passaporto scade fino a gennaio-febbraio del 2018. Di conseguenza la procedura del rinnovo che normalmente prendeva tre giorni, incluso l’invio a domicilio, necessita ora di quattordici giorni lavorativi. E se uno deve partire nel frattempo e il suo passaporto non è ancora arrivato? Niente paura: all’aeroporto Ben Gurion a Lod viene aperto un ufficio speciale che lavora 24 ore su 24 allo scopo di smaltire i casi straordinari. La notizia si diffonde e all’ufficio, composto da due sportelli, si presentano quotidianamente un migliaio di israeliani da tutti gli angoli del paese, da Metulla fino a Eilat, accaldati e stretti come sardine. Una terza impiegata distribuisce manualmente un numero d’ordine (non è stato ancora scoperto il metodo del bigliettino e del quadrante elettronico come al supermarket) e la fila procede al ritmo di 50 casi all’ora. Che non è male. Ma i 500 casi che possiamo trovarci davanti costituiscono una fila di dieci ore. La folla vocifera ma finora senza vittime. Ma il bello deve acora venire. L’ufficetto di Lod non ha l’equipaggiamento per produrre passaporti biometrici (che sono ora obbligatori) e quindi produce passaporti convenzionali della durata di un anno. Il costo di tali passaporti è il doppio di quelli regolarmente rilasciati al ministero degli interni. La folla rumoreggia. Fra un anno, meglio se prima, ci si dovrà rimettere in fila per rinnovare il passaporto, questa volta biometrico come d’obbligo. Finalmente arriva la spiegazione dei sei mesi: non è una richiesta di Israele bensí dei paesi di destinazione che non vogliono avere in casa dei turisti israeliani con passaporti scaduti. Ma se una persona possiede un altro passaporto magari europeo e vuole viaggiare magari in Europa? Allora il problema non sussiste. Dopo aver fatto la lunga fila. Conclusione: la start-up nation ha ancora dei margini per migliorare. Da parte sua il ministro degli interni, che in un altro paese sarebbe già stato impiccato sulla pubblica piazza, non ha nulla da temere. Vista l’attuale costellazione dei partiti israeliani, Arieh Der’i del partito Shas è certo di essere rieletto, e può tranquillamente andarsene in vacanza nella sua bella casetta in Galilea. Lì il passaporto non serve.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(3 agosto 2017)