Roma, fermato il “Parco Arafat”
La Raggi fa marcia indietro

rassegnaA Roma, passo indietro dopo le proteste della Comunità ebraica locale dell’amministrazione guidata da Virginia Raggi che aveva annunciato di voler intitolare due luoghi della Capitale a due figure diametralmente opposte: da una parte rav Elio Toaff, tra le più autorevoli figure dell’ebraismo italiano del Novecento, dall’altra il leader palestinese Yasser Arafat. Un’associazione che rappresenta però un oltraggio, “una scelta offensiva e antistorica” ha scritto alla Raggi la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, denunciando come “Arafat del terrorismo odierno è stato il precursore se non l’ideatore, e il premio Nobel per la Pace da lui ricevuto non è altro che il primo dei tanti Nobel assegnati con ‘dubbio merito’. Arafat è il mandante morale dell’attentato antisemita alla Sinagoga di Roma del 9 luglio 1982, in cui mori Stefano Gay Tachè, un bambino ebreo romano e italiano”. “Dedicare una piazza a Elio Toaff, come da tempo atteso, è un nutrimento della memoria collettiva, nonché espressione dell’immenso rispetto e senso di gratitudine che la città prova nei confronti della sua persona e del gigantesco contributo che ha dato alla vita della città e del Paese”, la risposta del sindaco che poi ha aggiunto che insieme alla Giunta “abbiamo deciso di rinviare l’attuazione della delibera per quanto riguarda le denominazioni in questione affinché lo spirito che le muove non sia vanificato da incomprensioni e possa compitamente realizzarsi con gli eventuali aggiustamenti necessari” (La Stampa, Repubblica, Corriere Roma).

Tettamanzi e la visita alla sinagoga di Milano. “Quando venne da noi in sinagoga, ci disse tante cose buone. Ci parlò di dialogo, di amicizia, di fratellanza. E senza giri di parole, in modo del tutto spontaneo ed esplicito, ci disse che bisognava che la Chiesa combattesse in maniera sempre più decisa l’antisemitismo: fu una sua presa di posizione forte e molto importante, che a me fece un enorme piacere”. Così rav Giuseppe Laras racconta a Repubblica Milano l’incontro avuto con il cardinale Dionigi Tettamanzi durante la visita di quest’ultimo alla sinagoga di via Guastalla a Milano, quando Laras era rabbino capo della città.

Il re giordano a Ramallah. Avvenire riporta in una breve la visita, per la prima volta in cinque anni, del re giordano Abdallah II a Ramallah, dove ha incontrato il leader palestinese Abu Mazen. Al centro del colloquio, le tensioni a Gerusalemme, ma anche il processo di pace israelo-palestinese in fase di stallo da tre anni. “Abbiamo discusso di tutte le questioni di reciproco interesse e abbiamo deciso la formazione di un’unità di crisi che continuerà i contatti per valutare quello che è successo, quello che c’è da imparare da quanto accaduto e le sfide che potrebbero prospettarsi per la moschea di al-Aqsa”, ha detto il ministro degli Esteri palestinese, Riyad al-Malki.

L’antisportività iraniana. Il regime di Teheran vuole vietare ai calciatori iraniani che giocano all’estero di scendere in campo se i rispettivi club devono sfidare squadre israeliane. Il grottesco divieto nasce dal caso che ha per protagonisti i centrocampisti iraniani Masoud Shojaei e Ehsan Hajsafi, giocatori nella squadra greca del Panionios. “I due – scrive Repubblica – erano finiti nel mirino per avere partecipato a una partita contro il Maccabi Tel Aviv, nelle qualificazioni di Europa League, sommersi dalle critiche del ministero dello Sport di Teheran e della Federazione iraniana del calcio”.

Codigoro, “sui profughi la sindacasi è corretta”. Aveva annunciato una tassa per chi ospita profughi in autonomia, la sindaca di Codigoro Alice Zanardi per poi correggere il tiro: “non farò partire verifiche fiscali, la parte sulle tasse, su cui si sono concentrati tutti, forse non dovevo metterla così”. E il Pd, dopo aver stigmatizzato la sua prima uscita, ha accolto positivamente la retromarcia della Zanardi, racconta Repubblica Bologna, che poi intervista il sindaco della vicina Ferrara Tiziano Tagliani. “Quello che trovo inaccettabile – afferma il sindaco Tagliani – è che si sia qualcuno che dica di voler alzare le tasse a chi ospita profughi, perché significa allora che chi li accoglie ha un tornaconto. Ed è esattamente il messaggio della destra. Dentro al nostro partito non ci può stare tutto e il suo contrario, il tema dell’immigrazione è serio. E noi sindaci, che siamo al fronte, almeno nel Pd mettiamoci d’ accordo”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(8 agosto 2017)