Corea del Nord testa la bomba H
Gli Usa preparano la risposta

rassegnaNella giornata di ieri si sono susseguite le reazioni al test fatto dalla Corea del Nord, che ha fatto esplodere una bomba all’idrogeno che ha provocato un terremoto di magnitudo 6,3 sulla scala Richter (Repubblica e Corriere). Di fronte all’ennesima minaccia del dittatore Kim Jong-un gli Stati Uniti hanno fatto sapere che ci sarà una “massiccia reazione militare se minacciati”. La Russia di Putin ha invece messo in guardia da azioni militari mentre Pechino ha mandato un messaggio alla Corea del Nord: fermare azioni “sbagliate” e rispettare le risoluzioni Onu. Il trio europeo Merkel-Macron-Gentiloni: parla della necessità di una “Reazione internazionale forte” e oggi si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per trattare la questione sul nucleare. Il politologo Ian Bremmer spiega al Corriere che “Trump paga il fallimento delle politiche verso la Corea del Nord dei suoi predecessori: Clinton, Bush e Obama”. D’altra parte “quello che sta facendo è profondamente sbagliato e pericoloso, al di là della gravità della minaccia rappresentata da Kim Jong-un: attaccando Seul per i suoi sforzi diplomatici e puntando nel momento più sbagliato alla cancellazione del trattato commerciale con la Corea del Sud, il presidente rischia di spingere questo alleato tra le braccia della Cina e di rendere ancor più instabili le alleanze con i partner degli Usa in Estremo Oriente”.

Germania, duello Merkel-Schulz. A tre settimane dal voto, il primo e unico duello in tv tra i principali sfidanti alle elezioni tedesche, Angela Merkel e Martin Schulz, la scorsa sera è stato inaspettatamente vivace, scrive Repubblica. “Ma è difficile che possa sconvolgere il quadro. Davanti alle telecamere e a 20-30 milioni di tedeschi che li seguivano in diretta, si sono confrontati pur sempre i due partner della Grande coalizione attualmente al governo, gli stessi che potrebbero decidere di allearsi anche in futuro. Al di là di qualche tensione sulla Turchia o sulle diseguaglianze, non ci sono state troppe divergenze”.

Elezioni e ius soli. Anche in Italia si guarda alle prossime elezioni del 2018. Secondo il presidente del Pd Matteo Orfini non si arriverà a un accordo sulla legge elettorale per le Politiche. “Per cambiare la legge elettorale – afferma Orfini, intervistato da Repubblica – dovremmo avere un accordo che tenga insieme noi, Forza Italia, la Lega e i 5 Stelle. Mi sembra molto complicato”. Il presidente del Pd parla anche della contestata legge sullo ius soli: “Lo ius soli va fatto. Ci siamo assunti un impegno, dovevamo farlo prima dell’estate. Gentiloni ha chiesto di aspettare l’autunno. Ora l’autunno è quasi arrivato e dobbiamo trovare il modo per approvarlo. Poi, dopo la manovra bisognerà provare con la legge elettorale. Ma se non d fossero le condizioni per modificarla non so quanto senso avrebbe andare avanti”.

Italia-Israele, sfida sul campo di calcio. Domani sera le due nazionali si sfideranno a Reggio Emilia in una partita valida per le qualificazioni mondiali. Diversi quotidiani, dalla Gazzetta dello Sport a Repubblica, parlano dell’incontro.

L’addio a Giuseppe Di Porto. Repubblica Roma ricorda il Testimone della Shoah Giuseppe Di Porto scomparso nella notte di sabato e riporta la nota del sindaco Raggi: “Roma perde uno dei suoi figli. A nome della città esprimo la più sentita vicinanza alla famiglia e a tutta la comunità ebraica di Roma di cui Giuseppe Di Porto era uno dei membri più conosciuti”.

Milano, Minniti in sinagoga. Il ministro degli Interni Marco Minniti sarà ospite della Comunità ebraica di Milano in occasione della Giornata europea della cultura ebraica del prossimo 10 settembre. Minniti interverrà in via Guastalla alle 11 insieme ad Alfonso Arbib, presidente dell’assemblea rabbinica e rabbino capo di Milano, e a Cyril Aslanov, professore universitario e membro dell’Accademia della lingua ebraica (Il Giornale Milano).

“Libero il fascista che uccise Emmanuel”. “Potrei incontrare quell’uomo e non voglio. Alla mia domanda, ‘perché?’, non ha mai risposto e non glielo chiederò più”. Quell’uomo si chiama Amedeo Mancini. È l’ultrà fascista della Fermana che il 5 luglio 2016, alle tre del pomeriggio, uccise con un pugno Emmanuel Chidi Namdi, il marito di Chinyere. Mancini l’aveva chiamata “scimmia africana”, Emmanuel aveva reagito, l’ultrà l’aveva colpito e ammazzato. Adesso, racconta Repubblica, è libero dopo avere patteggiato una condanna a quattro anni. Prima i domiciliari e poi nemmeno quelli. Buono condotta, così ha deciso la giustizia italiana. “Non lo odio. Vorrei solo che avesse il coraggio di guardarmi e dirmi perché, però adesso è tardi”, racconta la moglie di Emmanuel, che era fuggita dalla Nigeria per colpa dei terroristi di Boko Haram.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(4 settembre 2017)