Il genio di Mandel

lotoroAll’indomani dell’armistizio con gli Alleati, le truppe tedesche di stanza in Italia misero sotto controllo diversi penitenziari rimodulati in basi operative dei servizi di sicurezza del Reich (Sipo, Gestapo) nonché siti di prigionia, tortura e stazionamento di civili in attesa di deportazioni in territorio tedesco.
Il penitenziario milanese di San Vittore fu parzialmente sottoposto all’autorità delle SS e, nel raggio di competenza delle truppe tedesche, ospitò prevalentemente oppositori politici; nell’aprile 1945 San Vittore fu definitivamente liberato dai partigiani delle Brigate Matteotti.
La combattente antifascista e scrittrice Maria (detta Mara) Montuoro, nata a Palermo nel 1909 e dal 1928 residente a Milano, fu arrestata per attività cospirativa a Belgioioso e trasferita a San Vittore; ivi scrisse parodie tra le quali Notte e dì e Com’è delizioso star chiuse a San Vittore (sulla celebre canzone Sulla carrozzella di Odoardo Spadaro).
Trasferita presso il Campo di transito di Fossoli, scrisse Svelti accorriamo; fu infine deportata a Ravensbrück dove scrisse Compagni, per l’aspro sentiero e il Canto dei deportati, versione in lingua italiana per coro femminile del Moorsoldaten di Rudi Goguel (morì a Milano nel 2000).
Gabriele MandelNato a Bologna nel 1924 dallo scrittore afghano Jusuf Roberto Mandel e della scrittrice ebrea Carlotta Rimini, Gabriele Mandel è stato scrittore e artista di fama e grandezza universale.
Sin da giovane abbracciò il sufismo dallo zio Keki Efendi khan–i Hetimandel rûd e divenne khalyfa per l’Italia della confraternita sufi Jerrahi Halveti; diplomato in violino sotto la guida di Arrigo Pedrollo (studiò altresì flauto con Gastone Tassinari) nonché figlioccio di Gabriele d’Annunzio, nel 1939 iniziò a pubblicare novelle sufi sul Corriere dei Piccoli ma nel 1940 fu espulso dall’Albo dei giornalisti poiché figlio di madre ebrea.
Verso la fine della Guerra fu imprigionato insieme a suo padre e torturato dai tedeschi a San Vittore; nella cella numero 8 del sesto raggio (destinato ai partigiani in attesa di fucilazione) scrisse Canto per tenore e pianoforte (dedicata alla sua amata Carla Cerati), pezzo dolcemente esotico e di pregevole fattura con una dolce linea melodica che scorre parallelamente alla tessitura pianistica.
Dopo la Guerra Mandel si laureò in Lingue e Lettere Classiche, Psicologia e Medicina; docente di Storia dell’Arte Islamica presso l’Accademia di Brera di Milano, tra le sue più autorevoli pubblicazioni sono da citare la traduzione e il commento in lingua italiana del Corano e dell’immenso poema mistico in 50.000 versi Mathnawì di Jalàl àlDìn Rùmì in sei volumi (pubblicato da Bompiani).
Anni fa contattai Mandel per il suo Canto scritto a San Vittore, era già da molto tempo sofferente ma, con la sua riconosciuta amabilità e disponibilità, si offrì di ritrovarlo e spedirmi copia del manoscritto.
Mi sdebitai riscrivendogli il Canto in bella copia stampata, Mandel mi rispose: “Come fare per disobbligarmi? Domani vado all’Ospedale di Niguarda, ci sentiremo al mio ritorno”.
Poco tempo dopo gli spedii un plico con il CD del Canto, Mandel scrisse: “Grazie per la tua lettera: è un balsamo. Al punto in cui mi trovo la sola cosa che conti è la vicinanza e l’affetto degli amici”.
Il 9 gennaio 2010 Mandel inviò una lettera ai suoi amici, vero e proprio testamento spirituale che racchiude i tesori dello spirito di questo grande uomo, in essa si legge: “Ringrazio Dio di avermi dato la possibilità di continuare a credere in Lui, ad adorarLo con l’intensità necessaria […]. Tutto il tempo che trascorriamo nelle vicende materiali sarà vanificato nell’Aldilà; tutto il tempo che nel mondo fenomenico dedichiamo sinceramente a Dio sarà per noi una testimonianza favorevole nell’Aldilà. Che bella evoluzione, Dio, che bel vigore, che bel dono mi hai fatto! Grazie”.
Mandel morì a Milano il 1° luglio 2010 a causa di una neoplasia pleurica; il suo Canto è oggi patrimonio dell’Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria con sede in Barletta.
Questa ricerca parte dal recupero archeologico del materiale cartaceo o fonografico, trova la sua collocazione bibliotecaria, diviene repertorio musicale da eseguire in teatri o sinagoghe o chiese o café o cabaret e in un prossimo futuro diventerà materia di studio accademico.
Pompei, Alessandria d’Egitto, la Scala di Milano (ma anche il Café Chantant o la Alte Neue Schul di Praga), la Sorbona di Parigi; in una sorta di viaggio metastorico che solo per un attimo intende astrarsi dal contesto geopolitico nel quale essa è maturata, questa letteratura musicale ha sviluppato in soli 20 anni marcati profili di multidisciplinarietà o, meglio ancora, di transdisciplinarietà.
Dal primo Lager nel 1933 all’ultimo Gulag nel 1953 con diramazioni nella Jugoslavia di Tito, nell’Albania di Hoxha, nella Spagna di Franco e nella Cina di Mao; un autentico tsunami di creazione musicale e teatrale in prigioni e Campi che rende l’idea della forza incrollabile dell’ingegno umano.

Francesco Lotoro

(6 settembre 2017)