Armi chimiche in mano siriana,
Israele distrugge un deposito

rassegnaQuattro cacciabombardieri israeliani hanno colpito poco prima dell’alba il Syrian Scientific Researchers Center di Masyaf, nella provincia di Hama, sospettato di essere uno dei centri di ricerca militari siriani dove sono state sviluppate armi chimiche. A confermarlo le autorità siriane, mentre da parte di Gerusalemme non c’è stato nessun commento sulla notizia. “Ma – scrive Giordano Stabile su La Stampa – il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha fatto capire che lo Stato ebraico era responsabile e quali erano gli obiettivi: “Faremo di tutto per impedire che si crei un corridoio sciita dall’Iran a Damasco”. A preoccupare Israele infatti è la presenza iraniana in Siria e l’aumento della sua influenza nell’area: tanto che, secondo Amos Harel, analista di Haaretz citato da La Stampa, l’attacco al deposito siriano sarebbe un messaggio di Netanyahu agli alleati russi e americani: voi avete firmato il cessate il fuoco con Damasco ma senza prendere in considerazione le nostre preoccupazioni sull’Iran, noi (israeliani) siamo in grado di farlo saltare, colpendo direttamente il regime di Assad. Sul Foglio, Daniele Ranieri cita un resoconto pubblicato da Pravda (giornale del governo russo) di un incontro tra Putin e Netanyahu di due settimane fa: “Netanyahu, secondo la Pravda, era in panico, implorava il russo di arginare lo strapotere iraniano in Siria. Putin, invece, non ha mai tradito emozioni e ha risposto che l’Iran è un partner strategico troppo importante. Due settimane dopo, – scrive Ranieri – gli aerei israeliani hanno fatto saltare la base siriana – sotto il naso dei russi o con il loro benestare? Il raid è un segnale chiaro del governo di Gerusalemme contro il piano russoamericano che prevede la creazione in Siria di zone di tregua – che gli israeliani vedono più come zone che l’Iran userà come piattaforma militare per lanciare la prossima guerra contro Israele’”.

Terremoto in Messico. Un forte terremoto di magnitudo 8.4 (8.1 secondo USGS) è stato registrato alle 23:49 di giovedì (le 6:49 del mattino di oggi in Italia) al largo della costa pacifica del Messico. Il governatore dello stato del Chiapas, tra i più vicini all’epicentro lungo la costa, ha annunciato che almeno tre persone sono morte a causa del terremoto, ma le stime sono ancora provvisorie. Le prime foto che circolano online mostrano interi palazzi crollati e danni in numerosi quartieri dei principali centri abitati del Chiapas (Il Post). Allarme per un possibile maremoto diffuso fino al El Salvador e Costa Rica.

Dossier Msf, torture sui migranti in Libia. Nei campi ‘ufficiali’ di detenzione dei migranti in Libia, nei quali vengono rimandate le persone intercettate dalla Guardia costiera libica, finanziata e addestrata dall’Ue, si verificano stupri e torture. Lo ha denunciato Joanne Liu, presidente internazionale di Medici Senza Frontiere, in una conferenza stampa a Bruxelles. Nei campi di detenzione, ha detto, “le donne incinte vengono stuprate. Vengono particolarmente prese di mira, prese e violentate” (Repubblica).

Anne Frank, il fumetto. Corriere, Repubblica e La Stampa raccontano del progetto editoriale di Ari Fohnan e David Polonsky, che sotto la supervisione della Fondazione Anne Frank, hanno riprodotto sotto forma di graphic novel il famoso Diario (uscirà il 15 settembre in 50 paesi – in Italia per Einaudi). W”Abbiamo cercato di entrare nella sua testa e fare qualcosa in cui Anna Frank si sarebbe riconosciuta. Con tutti i limiti del caso: quelli di essere due cinquantenni maschi di Tel Aviv che cercano di immedesimarsi in una tredicenne vissuta settant’anni prima”, raccontano i due. “La nostra è una fedele traduzione del Diario nella lingua per immagini dei millennials. È pensato per chi non legge abitualmente e quindi non sarebbe stato toccato dalla storia di Anna. Mentre tutti sappiamo quanto siano importanti certi incontri, certe letture giovanili: ti formano. Restano”.

Il logo del Meis. Il Corriere in una breve parla del nuovo logo del Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, presentato martedì scorso dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.

L’Italia nel segno della cultura ebraica. Proseguono i richiami sulla stampa dei diversi appuntamenti in tutta Italia previsti per domenica in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. “Ottantuno le località italiane – ricorda il Venerdì di Repubblica – coinvolte con visite guidate a sinagoghe, musei e antichi quartieri, concerti, spettacoli, conferenze, passeggiate archeologiche, mostre e assaggi di cucina kasher. Al centro dell’attenzione la Sicilia e Palermo dove sta rinascendo, dopo oltre 500 anni dall’espulsione, una piccola comunità ebraica, e dove Palazzo Steri ospiterà l’inaugurazione simbolica della Giornata”. A Torino il programma degli eventi, ricorda Torino Sette, prende il via sabato sera con il concerto in piazzetta Primo Levi, del tenore Angel Harkatz Kufman. La musica aprirà anche le iniziative a Bologna: sempre domani sera sarà infatti il musicista Gabriele Coen a inaugurare il Jewish jazz! Suoni e visioni 2017 al Meb con lo spettacolo Der Golem (Resto del Carlino).

Roma e lo stop ai neofascisti. Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo commenta la recente vergognosa provocazione dei neofascisti di Forza Nuova di organizzare una rievocativa marcia su Roma . “Non pochi cittadini romani, – scrive Colombo – se la “marcia su Roma” avesse luogo, il 28 ottobre, ricorrenza di un colpo di Stato, dovranno precedere quell’evento (rendendolo impossibile) con il ricordo collettivo del 16 ottobre, data della razzia di 1.017 cittadini ebrei romani strappati di notte alle loro case, neonati e morenti inclusi, per mandarli a morire ad Auschwitz, da cui quasi nessuno è ritornato. Tutto ciò a cura di militi tedeschi e fascisti italiani. Ha fatto bene la sindaca Raggi a dire con coraggiosa e doverosa chiarezza il suo no ai fascisti. Ora tocca al prefetto. E al ministro dell’Interno”.

Parents Circle, famiglie israeliane e palestinesi insieme contro l’odio. Parents Circle – Families Forum (PdI) è un’organizzazione nata durante gli accordi di Oslo che oggi riunisce seicento famiglie israeliane e palestinesi. “Tutte – racconta l’Osservatore Romano parlando del progetto – hanno perso un congiunto nel conflitto che da decenni insanguina la regione. L’idea di creare una rete tra le famiglie in lutto per sostenere il processo di pace è venuta a Yitzhak Frankenthal, uomo d’affari ebreo ortodosso, dopo il rapimento e l’assassinio del figlio Arik”. La storia di questa associazione è raccontata nel libro Le nostre lacrime hanno lo stesso colore firmato da due donne, Bushra Awad e Robi Damelin, palestinese la prima e israeliana la seconda, accomunate dal fatto di aver perso un figlio nel conflitto.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked