Manipolazioni storiche

bassanoJürgen Habermas scrisse a proposito di “uso pubblico della storia” come “l’azione di chi parla di storia fuori dalle sue sedi deputate con obiettivi politici pedagogici espliciti o con finalità ludico consumistiche”. Oggi si può parlare anche di “uso pubblico” o mera manipolazione della cronaca e dell’attualità, che del resto diventerà storia pure quella a breve. Ciò si riscontra ormai anche nel lavoro di molti quotidiani italiani che invece di combattere populismo e ignoranza assecondano tutto questo, facendo leva sulle paure e sui più bassi istinti dell’uomo comune. I titoli di Libero e del Tempo i quali asserivano qualche giorno fa che “i migranti portano le malattie” amalgamando poi il tutto con lo stupro di Rimini – degno di nota il commento di Annalena Benini sul Foglio riguardo “l’uso pornografico dei verbali di Polizia – ne sono un classico esempio. Come nella formazione concettuale delle più note teorie del complotto si riportano dati e statistiche a caso (vere, presunte, carenti, enfatizzate o false), decontestualizzando, per creare una semplice equazione ed una libera interpretazione degli elementi, come: “i malati di malaria nel nostro paese sono prevalentemente stranieri” quindi “se qualcuno si ammala di malaria è per colpa degli stranieri”. Così il tipico “molti ebrei ricoprono ruoli importanti nel settore finanziario” e se “il mondo è in mano alla finanza” significa che “gli ebrei controllano il mondo”.
La storia, come l’attualità, si può poi cancellare, collegare e riscrivere a piacimento, per qualunque fine, ideologico soprattutto. E allora si potrebbe tranquillamente affermare che il fascismo italiano non condividesse le leggi razziali, che i palestinesi abbiano lottato per la liberazione d’Italia, che visto il risaputo sodalizio tra il Gran Muftì e Hitler la Shoah sia un prodotto arabo (del resto questa diventa comunque il metro per ogni conflitto o genocidio), che se esiste il jihadismo è per colpa dell’imperialismo o dei comunisti, e si devono buttare giù le statue di Cristoforo Colombo perché anacronisticamente ha dato il via al colonialismo e alla tratta degli schiavi, e l’intera sinistra americana complice o meno di quest’opera è inequivocabilmente “talebana”. Non si tratta di trovare comparazioni e legami, ma di creare veri e propri paragoni, forzature ed equazioni, a discapito della realtà oggettiva e della ricerca della verità per, riprendendo Habermas, “trasformare il passato in un’arena dei conflitti sociali e politici del presente” – il recente programma M di Michele Santoro rende bene quest’immagine – . Un virus che corre dappertutto sia sul web che sui quotidiani, senza distinzioni di schieramento. La (ri)scrittura della storia e della cronaca sono da tempo di dominio e consumo comune.

Francesco Moises Bassano