IDENTITÀ Una lingua per combattere l’esilio

maneaNorman Manea / CORRIERE DELL’EST / Il Saggiatore

Norman Manea ha dato voce con le sue opere a tre grandi e drammatici temi: la Shoah, la dittatura comunista, l’esilio. Di famiglia ebraica, nato nel 1936 a Suceava, in Romania, da bambino ha vissuto la deportazione in un lager in Transnistria, insieme a gran parte della sua comunità. Sopravvissuto con alcuni membri della sua famiglia e tornato in patria, subì il totalitarismo di stampo stalinista e poi il regime di Ceausescu, dal quale volle allontanarsi, per sfuggire alle pressioni e poter scrivere e pubblicare liberamente, emigrando negli anni ’80 prima a Berlino e poi a New York, dove tutt’ora vive e insegna.

Nell’esilio, Manea ha mantenuto un forte legame con la Romania e con la lingua romena (“il vero luogo in cui vivo è la lingua romena”), scrivendo in romeno opere importanti come Il ritorno dell’huligano e Varianti di un autoritratto. Autore pubblicato e premiato in molti Paesi, è di recente traduzione in italiano il suo Corriere dell’est (Il Saggiatore), una conversazione con il filosofo Edward Kanterian, presentato a Milano, alla Feltrinelli di Piazza Duomo, in un incontro-evento tra l’autore, Ginevra Bompiani e lo stesso Kanterian, ultimo di una serie di appuntamenti in Italia.

Corriere dell’Est è il risultato di undici anni di scambio intellettuale e umano tra Manea e Kanterian. Dal loro dialogo, de visu ed epistolare, nasce un libro che oltrepassa i generi, sfiorando il mémoir, il saggio filosofico e letterario, l’autobiografia, e che attraversa il tempo e lo spazio, in un viaggio tra Bucarest, Berlino e Stati Uniti.

A New York Manea stringe rapporti con Philip Roth e Saul Bellow (nel 2009, sempre per Il Saggiatore, è uscita in Italia la sua conversazione con Bellow “Prima di andarsene”), con cui dà vita a un’amicizia nutrita di profonde differenze e sorprendenti affinità, che dura ormai da trent’anni. In queste pagine, instaura un confronto serrato con i maggiori letterati romeni, come Emil Cioran e Paul Celan. E regala al lettore alcune sorprendenti riflessioni sull’ebraismo, sullo Stato d’Israele, sull’antisemitismo e sul futuro del popolo ebraico.

Un’opera che racchiude una vita, quella di un intellettuale a tutto tondo, che ha saputo attraversare la storia del ‘900 con sguardo lucido e profondo. E che, a oltre ottant’anni, non smette di sorprendere.

Marco Di Porto