L’emergenza a Porto Rico,
solidarietà ebraica in campo

puerto-rico“Abbiamo visto la distruzione ovunque”. Poche parole per descrivere la tragica situazione ha messo in ginocchio l’isola di Porto Rico, colpita in queste settimane da due uragani. A pronunciarle, Elie Rowe, capo di Jet911, un servizio che organizza voli di emergenza sanitaria in luoghi colpiti disastri ambientali e non solo. “I tetti erano sollevati, edifici e case distrutti, strade completamente inondate, negozi abbandonati”, il paesaggio di desolazione apparso davanti agli occhi di Rowe e dei dodici medici e paramedici, parte di una missione ebraica, una volta arrivati a Porto Rico. La Comunità ebraica locale – 1500 persone – ha raccontato all’agenzia di stampa Jta di essere stata per lo più risparmiata dai danni peggiori provocati dai due uragani e per questo si è impegnata a dare un proprio contributo per aiutare le persone più colpite. Volontari hanno iniziato a distribuire capi di abbigliamento, cibo in scatola e 2.000 galloni d’acqua. IsraAid, il gruppo israeliano di soccorso che interviene in tutto il mondo durante le catastrofi, ha inviato una propria squadra che era di base ad Haiti. Il team è sbarcato Martedì a San Juan e si è concentro sul prestare soccorso medico e psicologico e sulla distribuzione di filtri in grado di purificare l’acqua contaminata.
A descrivere in modo chiaro la tragedia che ha colpito l’isola, le parole del giornalista Francesco Costa: “L’uragano Irma è arrivato il 7 settembre, – racconta Costa – portando onde alte 9 metri e venti forti fino a 180 chilometri orari. Decine di persone sono morte ma soprattutto migliaia di case sono state distrutte o gravemente danneggiate; e più di un milione di persone, quasi un terzo della popolazione totale dell’isola, ha perso l’accesso all’energia elettrica. Poi è arrivato l’uragano Maria, ancora più devastante. La rete elettrica è stata completamente distrutta, per tutti; si va avanti con i generatori, chi ce li ha e finché non finisce il gasolio, ospedali compresi. Milioni di persone sono senza acqua potabile e senza cibo, o li stanno finendo. Anche le reti di comunicazione sono state distrutte o gravemente compromesse: il 95 per cento della rete telefonica cellulare è fuori uso, così come l’85 per cento della rete fissa”.