Qui Roma – Dopo il 16 Ottobre

dopo il 16Un’approfondita indagine sulle dinamiche che caratterizzarono le diverse fasi delle deportazioni e una più ampia comprensione del modo in cui molti ebrei riuscirono a sfuggire alla caccia all’uomo organizzata dai nazifascisti. Ad aprire nuovi scenari il saggio Dopo il 16 ottobre. Gli ebrei a Roma tra occupazione, resistenza, accoglienza e delazioni (1943-1944), pubblicato da Viella e presentato ieri a Roma alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah.
Proprio dalla Fondazione nasce questo lavoro, lanciato alcuni anni fa con la collaborazione della Comunità ebraica di Roma e in particolare del suo archivio storico. Un lavoro complesso, durante il quale sono state incrociate fonti orali e documentali. “Il punto era questo: riuscire a cogliere l’ultimo treno per raccontare per bene la salvezza. Finalmente, grazie anche a centinaia di iscritti che sono stati coinvolti per una testimonianza, abbiamo un quadro d’insieme soddisfacente” ha sottolineato Claudio Procaccia, uno degli autori del libro oltre che direttore del Dipartimento per i Beni e le Attività Culturali della Comunità ebraica, intervenuto assieme agli storici Gabriele Rigano e Amedeo Osti Guerrazzi e all’archivista Silvia Haia Antonucci (anche lei curatrice dell’opera).
Attraverso la comparazione tra la prima retata e le successive catture a delinearsi con chiarezza, è stato spiegato, è lo spartiacque del 16 ottobre 1943 in termini di organizzazione della clandestinità. Decisivi inoltre furono il ruolo delle istituzioni laiche e religiose, e l’atteggiamento della cittadinanza nelle sue diverse declinazioni tra i poli opposti dell’accoglienza e della solidarietà, da una parte, e del collaborazionismo e della delazione, dall’altra.
Ad aprire l’incontro, introdotto dalla direttrice del Centro di cultura ebraica Miriam Haiun, i saluti della presidente della Comunità Ruth Dureghello, del presidente della Fondazione Mario Venezia e del suo predecessore Leone Paserman.

(18 settembre 2017)