In ascolto – Lail Arad

milanoLail Arad e JF Robitaille hanno scelto l’Italia per avviare il nuovo tour We got it coming, forse perché proprio qui, circa un anno fa, duettando insieme, hanno scoperto di trovarsi in grande sintonia e hanno pensato che sarebbe stato interessante mettere in piedi un progetto nuovo. Hanno lavorato qualche mese a Montreal, la patria di lui, un giovane al suo terzo album, in cui si riconosce l’influenza dei grandi cantautori americani.
Poi si sono presentati al pubblico esibendosi nel celebre Society Club Soho di Londra, dove hanno ottenuto un ottimo riscontro ed ora eccoli qui, con un calendario fittissimo che dall’Europa li porterà in India, in un concerto rock acustico interessante, evidentemente radicato nella musica degli anni ’60, nella produzione di Bob Dylan e dei Beatles, ma rielaborato nei suoni e nell’espressione vocale alla luce dell’esperienza artistica dei due protagonisti.
We got it coming nasce proprio dal desiderio di entrambi di esplorare nuove vie, come compositori e come cantanti; c’è leggerezza, spensieratezza, sembrano non prendersi troppo sul serio, ma credo che in realtà lo facciano e lo si capisce dai “video rubati” o dalle esibizioni live, in particolare quella alla stazione Termini, dove a prevalere è una sorta di malinconia.
Aldilà della qualità, si può dire che è interessante l’idea dei due artisti.
Nelle due settimane trascorse in Italia, Lail Arad e JF Robitaille si sono esibiti quasi tutte le sere ed è interessante anche la scelta dei locali; né grandi palchi né teatri, ma spazi particolari, locali con luci soffuse e comode poltrone, luoghi in cui si può cenare prima di ascoltare musica.
Di Lail Arad avevo parlato circa un anno fa, citando la sua canzone Everyone is moving to Berlin. Lei è figlia dell’acclamato architetto e designer israeliano Ron Arad, che ha prestato volentieri nome e volto ai media in occasione della presentazione del primo libro di lei, legato al suo secondo album Onion (2016).
Oggi la ascoltiamo in un brano poco conosciuto, il tiolo è 1934 ed è stato scritto per festeggiare gli 80 anni di Leonard Cohen, un artista che ha influenzato profondamente la produzione musicale di Lail Arad e di JF Robitaille e che un anno fa ci ha lasciati.

Consiglio d’ascolto:

Maria Teresa Milano

(19 ottobre 2017)