Colmare il gap educativo
L’ennesimo fatto disgustoso che ancora una volta ci fa riflettere su come i simboli – in questo caso Anna Frank – subiscono una degradazione strumentale che spesso attribuiamo a ignoranza, a razzismo, malanimo e stupidità. Qui non si ratta soltanto della Lazio, dello sport o di una tifoseria malata, di un livello culturale inquinato dai più perversi istinti di cui è capace una pervicace disumanità; qui siamo di fronte a dei ragazzi, delle persone, a delle famiglie, in una parola, di fronte a una società che continua a considerare quello che viene riferito, nel bene e nel male, al mondo storico-culturale ebraico, come fosse una parentesi o da esaltare o da condannare, un caso eccezionale, una presenza “diversa” all’interno di una maggioranza che nel corso dei millenni ha di volta in volta deciso di accettarla, ripudiarla, perseguitarla o sterminarla. A periodi di rinsavimento, seguono sempre periodi perversi. Adesso le due tentazioni – una benevola l’altra malevola – convivono e si alternano, in un susseguirsi tragico-comico perché dietro tutto questo c’è il vano darsi da fare di una scuola assente nello spiegare che il mondo e la cultura ebraiche sono parti fondanti dell’occidente, in ogni senso, e non il suo soprammobile. Non basta andare a fare la gita a visitare i campi di sterminio, e ormai anche le testimonianze scarseggiano perché la vita finisce. Se la presenza ebraica – storia, arte, letteratura, linguistica, pensiero filosofico, psicologia, teatro, umorismo, architettura, cinema, scienza, economia, managerialità, industria e artigianato – non entra nel percorso didattico della scuola come parte integrante di una narratività nazionale formativa dell’educazione dei giovani unitamente a tutte le altre discipline scolastiche e universitarie, ma continuerà a essere presentata come una parentesi magari anche carina intrufolatasi nella maggioranza, allora vuol dire continueremo a raccontare tanti altri fatti deplorevoli e assurdi come quello dei giovani laziali; vittime inconsapevoli della loro ignoranza e dell’assenza educatrice della scuola e del formalismo retorico e buonista pro-ebrei che passa come una ventata che si porta via tutto. Poi ricominciano.
Franco Palmieri
(25 ottobre 2017)