L’attentato a Ny ispirato dall’Isis

rassegnaIl terrorista che ha ucciso 8 persone a New York, lanciando il suo furgone su alcuni passanti, pianificava l’azione da quasi un anno e ha agito “in nome dell’Isis”. Sayfullo Habibullaevic Saipov, un 29enne originario dell’Uzbekistan, avrebbe preparato l’attacco seguendo istruzioni diffuse in rete dal sedicente Stato islamico e nel suo pc, ricostruisce Repubblica, sono state trovate migliaia di immagini e decine di video legate al califfato. Gli inquirenti lo hanno definito “consumato dall’odio e da un’ideologia distorta” e in ospedale avrebbe chiesto di appendere una bandiera nera. L’uomo, accusato di terrorismo e strage, potrebbe avere dei complici: è infatti in corso la verifica dei contatti di Saipov e l’Fbi riferisce che c’è un’altra persona, un altro cittadino uzbeko, sospettato in relazione all’attacco e fermato. Intanto il presidente Usa Donald Trump affida il suo pensiero a Twitter e attacca gli avversari politici attraverso la vicenda di New York. “Basta col politically correct nel rispondere al terrorismo. L’attentatore è un animale che ha fatto entrare altra gente negli Usa. Era il punto di contatto di almeno 23 persone. Chiederò al Congresso di porre fine alla lotteria della carta verde”, le parole di Trump: la lotteria a cui fa riferimento è il Diversity Visa Lottery Program, un meccanismo di sorteggio destinato ad alcuni Paesi con cui si vince un permesso di soggiorno permanente, la famosa Green Card. In un cinguettio successivo all’attentato, Trump aveva attaccato il senatore democratico Chuck Schumer, accusandolo di essere indirettamente responsabile per l’attentato di New York per la sua politica sull’immigrazione. “I suoi tweet non sono di aiuto – le parole del governatore di Ny Andrew Cuomo -, servono solo a dividerci, quando il tono dovrebbe essere esattamente all’opposto”.

“Non chiamateli lupi solitari”. Sul Messaggero, Mia Bloom, esperta americana di terrorismo, spiega che il termine lupi solitari “ha un alone romantico” per i giovani jihadisti, pertanto bisognerebbe “semplicemente riferirsi a questi individui come a operatori solitari”. “Noi dobbiamo comportarci in modo da sottrarre loro la vittoria. – prosegue Bloom – Proprio come hanno fatto il sindaco De Blasio e il governatore Cuomo: non hanno cancellato la parata di Halloween e la maratona di New York. Dimostriamo così che siamo più forti di loro. Che i nostri valori, i nostri principi sono solidi e inattaccabili. Invece politicizzare gli attacchi, gridare, minacciare, è proprio quello che fa il loro gioco. La dignità li lascia a bocca asciutta. Dobbiamo prendere esempio da Israele oggi o dalla Gran Bretagna durante la Seconda Guerra Mondiale”. Parlando della vicenda di New York, sul Corriere Donatella Di Cesare scrive che “L’attentato di Manhattan, oltre al rinvio emblematico, contiene una minaccia: ‘riprendiamo dall’inizio e con la strategia qaidista’, prescindendo da un ancoraggio statuale e territoriale”.

La Milano antifascista contro i nostalgici. Circa 300 persone si sono riunite ieri in Darsena, a Milano, per la lettura pubblica del Diario di Anna Frank. “Abbiamo voluto organizzare una manifestazione semplice, dare una risposta ai fatti di Roma e Milano. È dovere di tutti custodire la memoria che ci mantiene umani”, ha spiegato al microfono Santo Minnitti, presidente del Municipio 6, che ha dato vita all’iniziativa, a cui ha aderito la Comunità ebraica della città (Repubblica Milano). Mentre da una parte si rendeva omaggio alla Memoria, al cimitero Maggiore c’era chi la insultava nuovamente: “al Campo X, dove sono sepolti i repubblichini, tutto è andato secondo le previsioni. – scrive il Corriere Milano – Con i giornalisti allontanati di qualche metro prima della cerimonia, bandiere tricolori e quasi 150 militanti di estrema destra a omaggiare i morti fascisti del cimitero Maggiore. I saluti romani – fatti da una trentina di militanti, quasi tutti anziani – sotto gli occhi dei poliziotti della Digos che hanno ripreso e registrato la cerimonia. Al termine sono stati appunto una trentina gli identificati che nei prossimi giorni saranno denunciati in Procura per apologia del fascismo”.

Roma, a scuola di razzismo. Minorenni a scuola di razzismo e indottrinati all’odio nella sede di Forza Nuova di via Amulio nella Capitale. Si possono sintetizzare così, scrive Repubblica, le 352 pagine dell’informativa dei carabinieri del Ros che hanno portato la procura di Roma a chiedere il rinvio a giudizio per il prossimo gennaio per “incitamento all’odio razziale” di diversi esponenti del movimento neofascista. Nelle carte dell’indagine, si legge che all’interno della sezione di Forza Nuova in via Amulio si insegna “l’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e religiosi, nonché il ricorso alla violenza come mezzo di risoluzione delle controversie”. I bengalesi sarebbero le vittime prescelte dei pestaggi da parte dei ragazzi dell’estrema destra. Un genitore ha raccontato ai carabinieri di aver mandato il figlio dallo psicologo “perché era necessario ricorrere a cure specialistiche per gestire gli scatti d’ira e l’odio sviluppato” nei mesi in cui aveva frequentato la sezione di Fn. Intanto, sempre a Roma, un giovane di 26 anni è stato condannato a pagare trecento euro di multa per aver minacciato il proprietario di un bar tabacchi nel quartiere di Cinecittà Est, urlandogli “Torna nei forni ebreo, ti brucio a te e il negozio”. Il commerciante, che in realtà non è ebreo, ha denunciato il ragazzo, condannato poi dal tribunale ordinario alla multa. Il giudice però non ha ritenuto vi fossero gli estremi dell’aggravante dell’odio razziale (Repubblica Roma).

A 100 anni dalla Dichiarazione Balfour. Le celebrazioni del centenario culminano stasera con una commemorazione ufficiale a Londra in presenza del primo ministro Theresa May, del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dei discendenti dei due lord della lettera in cui Lord Arthur Balfour, espresse all’omologo Lionel Walter Rothschild il suo appoggio alla creazione di un “focolare nazionale ebraico” nella Palestina mandataria. Lo scorso settembre, ricorda Avvenire, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha bollato la Dichiarazione come “una storica ingiustizia” nel suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu. Sul fronte palestinese intanto la notizia è il passaggio di consegna dei valichi di Gaza con Egitto ed Israele che sono tornati sotto il controllo dell’Anp dopo dieci anni. Un cambio frutto dell’accordo tra Fatah e il movimento terroristico di Hamas, che dal 2007 controlla la Striscia (Messaggero).

Dirigere la Scuola ebraica di Torino. Sulle pagine torinesi de La Stampa, Simone Disegni intervista il nuovo dirigente scolastico della Scuola ebraica della città Marco Camerini. Parlando dei suoi obiettivi, Camerini spiega: “Comunicare di più e meglio: ho idea che i tanti progetti portati avanti dalla Scuola spesso non siano sufficientemente noti. Mantenere e rafforzare l’identità ebraica: intesa non solo come attributo religioso in senso stretto, ma anche come ‘colorazione identitaria’ al nostro approccio didattico. E poi lavorare sul corpo docenti per renderlo sempre più coeso. Oggi l’innovazione procede a ritmo serrato ed è essenziale che tanto la didattica quanto gli insegnanti siano costantemente aggiornati: la sfida è formare dei nativi digitali a un mondo in continuo cambiamento”.

Il film simbolo della propaganda dell’odio. Siegmund Ginzberg parla su Repubblica del film di propaganda nazista Süss l’ebreo, un manifesto dell’antisemitismo hitleriano. “Fu uno dei maggiori successi di tutti i tempi sugli schermi tedeschi. Dal 1940 al 1943 ebbe oltre 20 milioni di spettatori”, scrive Ginzberg, che lo definisce “un capolavoro di incitamento all’odio” da studiare nelle scuole.

La Rivoluzione russa e i kibbutzim. Lo scrittore Abraham Yehoshua, intervistato da La Stampa, parla degli intrecci tra ebraismo russo, Rivoluzione d’ottobre e Israele. “Parte degli ebrei russi, laici e sionisti giunti in Israele prima della rivoluzione e quelli che arrivarono subito dopo riuscirono ad adattare i valori del comunismo alla nuova realtà sociale d’Israele. – afferma lo scrittore – Non parlo solo dei kibbutz del ‘da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo le sue necessità’, alcuni dei quali sono ancora allineati. Ma penso agli altri, quelli che hanno optato per la privatizzazione e sono rimasti fedeli ad alcune idee socialiste. Fino alla destalinizzazione di Krusciov si consumò un duro scontro ideologico tra i kibbutzim di estrema sinistra che chiamavano l’Urss ‘seconda patria’ e i meno ortodossi. Anche i socialisti israeliani, alla guida del Paese fino al 1977, vedevano positivamente i principi dell’Urss nonostante le delusioni avute. Poi, negli anni, con il rafforzamento dei legami tra Israele e l’America, il tema ha diviso i partiti socialdemocratici da quelli più estremisti fino a indebolire i movimenti operai e spianare la strada alla destra nazionalista e religiosa”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked