Miriam Hassid (1938-2017)
Era nata nel luglio del 1938. Pochi mesi ancora e le Leggi Razziste, annunciate nella sua Trieste davanti a una folla entusiasta, avrebbero messo ai margini la sua famiglia e quelle di migliaia di correligionari. Un’infanzia in salita, a confronto con la paura dell’arresto e con altre prove durissime. E nel dopoguerra la sfida di ripartire, senza un padre, prima internato nel campo di Casoli in Abruzzo e poi ucciso dai nazifascisti alla Risiera di San Sabba. Una sorte rimasta a lungo ignota, di cui prese coscienza soltanto diversi anni dopo.
Ma Miriam Hassid, per tutti Mariù, non si è mai arresa. E con una determinazione fuori dal comune ha raggiunto traguardi importanti. L’adesione al progetto politico dell’Hashomer Hatzair, movimento sionistico di sinistra, la porta in Israele dal 1956 al 1964. E là ad impegnarsi in progetti di insegnamento e sostegno ai giovani. Quindi il ritorno in Italia, sempre con i giovani al centro del suo orizzonte e del suo grande cuore. L’insegnamento a scuola, le pratiche per dare assistenza alle vittime del nazifascismo attraverso la Claims Conference, una parola gentile e un aiuto a tutti. E inoltre un impegno intellettuale di altissimo livello, come nel caso di alcune traduzioni svolte insieme allo scrittore Giorgio Voghera. Di pochi mesi fa l’emozionante riconoscimento di una foto del padre Giuseppe, nativo dell’Impero ottomano, relativa al suo internamento a Casoli.
Un’intera Comunità la piange in queste ore. Afferma al riguardo Mauro Tabor, Consigliere UCEI: “Mariù mi ha insegnato il rispetto e, più importante ancora, mi ha insegnato cosa significa essere ebreo nel dna. Ebreo in ogni atto, quasi esistessero delle mizvot ‘religiose’ e delle mizvot ‘laiche’. Mi ha fatto capire che l’etica ebraica laica e l’etica religiosa ebraica possono essere due aspetti della stessa medaglia”.
I funerali di Miriam Hassid si sono svolti quest’oggi, nel cimitero ebraico di Trieste.
Sia il suo ricordo di benedizione.
(2 novembre 2017)