Gerusalemme, i numeri del suo futuro
Gerusalemme, la capitale di Israele, è stata riunificata nel 1967 dopo essere stata divisa in due parti in seguito alla guerra d’indipendenza nel 1948. Con il trasferimento della piena autorità governativa israeliana sulla città, l’ente locale responsabile per tutti gli 833000 residenti sul territorio comunale è il Comune di Gerusalemme, che è anche il più popoloso in Israele. Le circostanze storiche e geopolitiche della popolazione della città sono note. Esiste grande diversità in termini di religione e di etnia, con la divisione principale fra ebrei e arabi-palestinesi; poi, all’interno della parte ebraica fra haredim, religiosi, tradizionalisti, e secolari; e nella parte araba fra musulmani e cristiani delle diverse denominazioni. La popolazione si distribuisce in modo molto diseguale tra i diversi quartieri. Nelle parti occidentali della città unita, la stragrande maggioranza degli abitanti (318000) sono ebrei. Nella parte orientale, settentrionale e meridionale aggiunte alla superficie comunale nel 1967 vivono 565000 residenti in maggioranza arabi (332000), con una forte minoranza di popolazione ebraica (233000) che risiede nei nuovi quartieri costruiti dopo la riunificazione della città. La popolazione di Gerusalemme è in costante aumento e a ritmo notevole, ma il tasso di crescita delle varie parti della città è molto diverso, soprattutto fra la popolazione ebraica totale e la popolazione araba totale. La questione è dunque dove va Gerusalemme da un punto di vista demografico. È una domanda dagli evidenti risvolti politici che non può essere evitata da chi voglia seriamente guardare al futuro, e magari anche influenzarlo. Nei dati seguenti, includeremo nella popolazione ebraica anche quella minoranza di cittadini arrivati in Israele sotto la Legge del Ritorno, discendenti e altri familiari non ebrei di ebrei, che nel Registro della popolazione sono segnati come senza religione.
La tabella 1 illustra l’aumento della popolazione di Gerusalemme tra la fine del 1967 e la fine del 2016. Dopo la Guerra dei Sei Giorni, la popolazione complessiva della città era di 267800, di cui 196800 ebrei, e 71000 arabi. Alla fine del 2016, Gerusalemme aveva una popolazione di 882700 abitanti, di cui 550100 ebrei e 332600 arabi. Durante questi 49 anni la percentuale di ebrei (e persone senza religione) sul totale cittadino è costantemente diminuita, da 73,5% alla fine del 1967, 71,4% nel 1983, 67,6% nel 1995, 66,0% nel 2005, e 62,3% alla fine del 2016. In complesso, dalla sua unificazione, gli abitanti di Gerusalemme sono aumentati del 230%, ma la parte ebraica è aumentata del 180%, contro il 368% nella parte araba. Questi ritmi di crescita differenti riflettono principalmente due fattori demografici: l’incremento naturale, che compendia i diversi tassi di fecondità nei vari gruppi e settori, e il bilancio delle migrazioni interne tra Gerusalemme e gli altri comuni del paese. La natalità più elevata degli arabi – con la mediazione di una composizione per età giovane che si riflette in tassi di mortalità molto bassi – determina ritmi di crescita naturale molto più alti nel settore arabo che nel settore ebraico. Il saldo migratorio interno dei residenti ebrei di Gerusalemme è fortemente negativo, mentre resta positivo per i residenti arabi. Negli ultimi anni, il divario nei tassi di crescita dei due settori principali della popolazione si è leggermente ridotto, ma dal 2010 al 2016 la popolazione ebraica è cresciuta del 7%, mentre la popolazione araba è cresciuta del 17%.
Nella parte inferiore della tabella 1 appare la distribuzione in percentuale dell’incremento della popolazione tra i due settori della città in periodi diversi. Tra il 1967 e il 2016, su un incremento complessivo della popolazione di 614900 persone, il 57,5% erano ebrei e il 42,5% erano arabi. Ma tra il 2000 e il 2010, solo il 42,4% dell’incremento di popolazione era dovuto ad ebrei, il 57,6% invece ad arabi. Sull’incremento totale degli ultimi sei anni tra il 2010 e il 2016, il 48,5% erano ebrei e il 51,5% erano arabi. A Gerusalemme aumenta oggi primariamente la parte araba.
La tabella 2 presenta i risultati di proiezioni demografiche fino al 2030 da me elaborate negli ultimi anni, come parte del piano regolatore per il Municipio di Gerusalemme e per il Ministero dei Trasporti. I dati previsti sono confrontati fino al 2015 con i dati reali ufficiali della popolazione della città.
Sul lato sinistro della tabella 2 le proiezioni indicano una continuazione delle tendenze già evidenziate nella tabella 1. Nelle nostre proiezioni prosegue la significativa crescita della popolazione di Gerusalemme, più rapidamente nella parte araba rispetto alla parte ebraica. Continua pertanto il declino della percentuale di ebrei sul totale dei residenti. Nel 2030, la maggioranza ebraica dovrebbe scendere al 58%, rispetto al 69% nel 2000. Il modello illustrato qui si basa sull’ipotesi di una graduale riduzione dei tassi di fecondità, mentre continua a migliorare la durata della vita. Sono supposte continuare anche le tendenze note delle migrazioni interne nel paese, mentre continua l’assorbimento di una moderata quantità di nuovi immigrati provenienti dall’estero.
Le proiezioni demografiche sono per natura fallibili date le mutevoli circostanze del paese e del mondo, ma le nostre proiezioni hanno dimostrato una affidabilità non comune. Sulla base di dati del censimento del 1995, l’errore che si è accumulato nel corso di 20 anni fino al 2015 è di sole 9000 persone su una popolazione totale reale di 866000. L’errore totale rilevato dopo 20 anni dalla data iniziale del calcolo è solo dell’1%, per gli ebrei 1,6%, e per gli arabi 0,3%. Questo risultato è abbastanza sorprendente se si considera la complessità delle forze demografiche che operano in parallelo a Gerusalemme. Queste forze demografiche hanno agito nella capitale in modo spesso contrapposto ma coerente e costante, e dunque in un certo senso prevedibile. E questo sembra plausibile anche in futuro.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme, Pagine Ebraiche Novembre 2017