ARTE Rembrandt, ritratti di una comunità

rembrandtSteven Nadler / GLI EBREI DI REMBRANDT / Einaudi

Molte sono le opere di Rembrandt con soggetti tratti da episodi biblici e numerosi sono i suoi ritratti di notabili ebrei di Amsterdam, dove egli visse per lungo tempo. Ma quali furono i legami tra il grande artista e la comunità ebraica? Steven Nadler, professore di filosofia statunitense, documenta i rapporti quotidiani tra il pittore e i suoi vicini di casa a Vlooienburg, nel cuore del mondo ebraico di Amsterdam. E ben presto estende il campo d’indagine per descrivere alcune pagine centrali della vita degli ebrei olandesi: dei sefarditi, che in gran numero si erano trasferiti nei tolleranti Paesi Bassi dopo la cacciata dalla Spagna del 1492, e degli ashkenaziti, anch’essi immigrati in gran numero dall’Europa continentale a seguito della guerra dei trent’anni.
Un contesto storico molto ben conosciuto dall’autore, che è un eminente studioso di Spinoza, il filosofo ebreo sefardita che visse nei Paesi Bassi all’incirca negli stessi anni di Rembrandt.
Scrive Nadler: “All’epoca, il Vlooienburg costituiva il fulcro del mercato artistico e del commercio del legname, nonché il cuore del mondo ebraico di Amsterdam. E Rembrandt stava nel centro esatto di quest’area. Tutte le case immediatamente attigue o che si affacciavano sulla sua, sul lato destro e sinistro della strada, appartenevano a ebrei. Dalla sua scalinata d’ingresso Rembrandt poteva vedere attraverso le finestre della casa di Rabbi Mortera, e dall’ultimo piano si offriva alla sua vista la sinagoga della comunità. La mattina udiva gli schiamazzi in portoghese dei figli delle famiglie ebree mentre andavano a scuola. Il venerdì pomeriggio poteva sentire l’odore delle pietanze iberiche preparate a cottura lenta per lo Shabbat. Prima della Lower East Side a New York, del Marais a Parigi e persino dell’East End londinese, ad Amsterdam esisteva il Vlooienburg. E molti degli elementi che consideriamo fondativi dell’arte e della personalità rembrandtiane derivano, in ultima analisi, dalla sua decisione di stabilirvi il proprio domicilio”.
Un viaggio appassionante, alla scoperta di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi e di una comunità ebraica vivace e florida, che ebbe un ruolo culturale di assoluto rilievo nell’ebraismo dell’epoca e anche in seguito. In una città grandemente tollerante, in cui nel 1675 si inaugurò la magnifica sinagoga Esnoga, visitata da sovrani e principesse, e in cui si sviluppò una capacità di convivenza che anticipò i futuri processi di emancipazione in altri Paesi.

Marco Di Porto