Bologna, la giornata di studio
“Tzedakah, dovere sociale”

Giustizia sociale e filantropia nella storia degli ebrei in Italia. È il tema svolto ieri al Museo ebraico di Bologna in occasione di una giornata di studio organizzata con il proposito di onorare la memoria di Styra Campos Goldstein (1922-2016), imprenditrice nel settore import-export di caffè e poi nell’immobiliare, impegnata nel sociale, con particolare attenzione per gli orfani e per la formazione di giovani donne, per illustrare l’idea e la pratica etica della Tzedakàh, un aspetto centrale, ma poco conosciuto al di fuori del mondo ebraico.
A differenza della Carità, virtù legata alla benevolenza, la Tzedakah è un preciso dovere improntato all’idea di giustizia sociale, che obbliga l’ebreo a donare a tutte le persone bisognose, in particolare vedove e orfani, indipendentemente dalla loro appartenenza.
È questo l’imperativo etico che moltissimi ebrei in Italia e nel mondo, e in particolare molte donne ebree, hanno continuato a onorare anche in modo laico” ha sottolineato nel suo intervento il presidente del Museo ebraico Guido Ottolenghi.
Ai suoi saluti e a quelli del rav Alberto Sermoneta, sono seguiti l’introduzione di Gianni Sofri e gli interventi di Alberto Cavaglion, Caterina Del Vivo, rav Riccardo Di Segni, Liana Elda Funaro, Monica Miniati, Matteo Perissinotto, Gianni Sofri, Gabriella Tommasini Silvestri, Marina Tutta.
Col permesso dei Rabbini presenti vorrei ricordare i versi con cui inizia la parashà Ki Tissa nella quale si comanda un censimento del popolo di Israele
per effettuare il quale ciascuno doveva dare mezzo siclo di argento. In essa si dice: “il ricco non offrirà di più, né il povero darà di meno”. Tale contributo era destinato a fare i basamenti del tabernacolo, cioè, con termini moderni, del centro della vita spirituale e sociale ebraica. Per altre attività di costruzione del tabernacolo le risorse erano invece state raccolte su base volontaria. La tradizione omiletica aggiunge che D-o aveva mostrato a Mosè, in relazione a questo adempimento, una moneta da mezzo siclo, non di argento, ma di fuoco, e che il valore numerico della parola siclo in ebraico (shekel – 430) equivale al valore numerico della parola anima (nefesh). Tra le molte affascinanti interpretazioni di questi versi della Torah una a mio avviso illumina questa nostra giornata di studio: una comunità si fonda (le fondamenta del tabernacolo) sul contributo economico di ciascuno, ma anche sul suo contributo di passione. La parola comunità, communitas in latino, significa in effetti un luogo in cui ciascuno condivide i suoi doni materiali o munus/munereris, ma l’idea ebraica rivelata dall’episodio del mezzo siclo che sia il ricco che il povero devono portare è che accanto al contributo materiale ve ne deve esser uno ideale (l’argento insieme al fuoco), e che il ricco non può dire: “ho dato molti soldi e dunque ho già fatto la mia parte”, né il povero può dire:” dedico tanto tempo al volontariato o ad altre cause ideali, ci mancherebbe che dovessi anche dare del denaro”. Ognuno di noi riscatta la sua anima e fa del bene per la società solo quando rinuncia sia a una parte del proprio benessere materiale, sia a una parte del proprio tempo e ingegno, indirizzandoli a cause meritevoli.
Questa è per me una chiave di lettura della filantropia ebraica. Ma poiché conosciamo le persone dalle loro azioni e realizzazioni io vorrei aggiungere qualche parola sulla realizzazione che meglio conosco della vita della signora Styra Campos, e cioè suo figlio, il professor Emilio Campos, che è stato presidente di questo museo per 12 anni, dal 2002 al 2014.
Il Museo Ebraico di Bologna è nato nel 1999, dopo un periodo di progettazione di dieci anni, sotto la guida di un’altra figura di grande valore, Eugenio Heiman, che ne fu poi il primo presidente dal 1999 al 2002. Il professor Campos ne ha dunque raccolto il testimone ed ha guidato il nostro Museo per dodici dei suoi 18 anni di vita, conducendo battaglie per affermarne l’indipendenza e la qualità dell’offerta culturale, portando idee e conoscenze, ricordando alle istituzioni che il Museo non è uno strumento politico né un alibi per scaricarsi la coscienza da posizioni censurabili su Israele o il mondo ebraico, e ricordando al mondo ebraico che il Museo non è un palco di visibilità personale. Promuovere la cultura e la conoscenza non è uno sforzo da poco, ed ha un grande valore per la società: non siamo tenuti insieme solo da leggi e sanzioni, anzi gran parte della nostra vita si svolge grazie alla condivisione di idee e valori che tutelano la libertà della nostra anima dalle prevaricazioni delle persone, e che tutelano la integrità delle persone dalle possibili conseguenze della libertà del nostro spirito. La cultura è la scienza della convivenza.
In questi anni e sotto la guida del prof. Campos il MEB ha sviluppato sempre più intense relazioni con la città, con le scuole, con l’Università e con il mondo ebraico italiano ed israeliano. Ricordo alcune delle realizzazioni che mi paiono più interessanti:
[Dal 2005 al 2012 il MEB – insieme al Comune di Bologna – organizzò i festival estivi di letteratura e poesia israeliana, e poi di musica jazz.
Eventi che hanno avuto come cornice alcuni dei luoghi tra i più suggestivi di Bologna (Piazza Santo Stefano, cortile dell’Archiginnasio, cortile dell’Accademia di Belle Arti, cortile del museo). La qualità e l’alto livello dei contenuti e le modalità di presentazione con la partecipazione di grandi attori, artisti e musicisti e la presenza di alcuni tra i più noti scrittori israeliani, hanno avuto da subito un grande successo di pubblico e di interesse dei media.
Oggi questi festival sono molto diffusi, ma il MEB ne è stato un vero anticipatore.
E dobbiamo a queste felici esperienze se ancora oggi il programma estivo del MEB è diventato un appuntamento di grande qualità dell’estate bolognese.
Nel maggio 2005 il MEB organizzò il convegno internazionale Israele oggi: cultura scienza tecnica. Studiato e realizzato per portare un importante contributo di conoscenze su aspetti culturali, scientifici e tecnologici che sfuggono al largo pubblico nonostante siano estremamente rilevanti. Con queste attività il MEB intende contribuì a far conoscere a un più ampio pubblico la complessità della vita civile, sociale e culturale in Israele. Nel desiderio di contribuire all’abbattimento di steccati e pregiudizi che ancora purtroppo persistono in alcuni strati dell’opinione pubblica.
Nel maggio-luglio 2008, per il 60° anniversario della fondazione dello Stato di Israele e per sottolineare proprio il valore culturale di questo giovane Paese, il MEB presentò una serie di eventi, che hanno avuto come punto centrale la mostra fotografica Robert Capa. Fotografie da Israele 1948-1950 e una rassegna cinematografica dedicata al cinema israeliano di oggi.
Nel 2009 per i primi 10 anni di vita del MEB fu proposta una mostra veramente non convenzionale: Il Network prima di Internet. Personaggi e documenti, visioni e suoni della modernità ebraica nel tempo. Iniziativa diretta soprattutto ai giovani dei quali utilizzava il linguaggio e le tecnologie.
Infine tra le tante mostre ed eventi espositivi, anche legati al Giorno della Memoria, voglio citarne solo tre. Che credo siano state tra quelle più a cuore del Prof. Campos: la mostra storico-documentaria del 2007 su Mario Finzi, che ha fatto luce su questa eminente figura
di giovane pianista bolognese, fervente antifascista che dal 1941 si impegnò con tutte le sue energie per salvare ebrei di Bologna e dell’Emilia Romagna. Arrestato, fu deportato ad Auschwitz, dove trovò la morte; la mostra del 2008 “Ebrei di Salonicco 1492-1943. La diplomazia italiana e l’opera di
rimpatrio”, incentrata principalmente sulla singolare vicenda del salvataggio dei 350 ebrei italiani a Salonicco nel 1943, grazie all’azione del Console italiano Guelfo Zamboni – oggi iscritto a Gerusalemme nell’elenco dei “Giusti tra le Nazioni”; la mostra del 2014 “A lezione di razzismo. Scuola e libri durante la persecuzione antisemita in Italia”. Iniziativa di grande valore storico-didattico organizzata in collaborazione con la Fondazione Ambron e Castiglioni di Firenze e l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione Ricerca Educativa – INDIRE] Il professor Campos è un eminente cattedratico e un oculista assai affermato, eppure ha dedicato parte del suo tempo, del suo ingegno, e delle sue disponibilità economiche a una causa ideale e culturale che contribuisce alla conoscenza ed alla crescita della società in cui viviamo. Egli ha dunque ai miei occhi assai ben adempiuto all’ideale di unire contributi materiali e ideali espressi nel concetto del mezzo siclo d’argento, e del mezzo siclo di fuoco, ed ha raccolto appieno gli insegnamenti e la tradizione di sua madre e della sua famiglia.
Prima di proseguire le attività di questo convegno vorrei dunque chiedervi di partecipare con noi alla svelatura di una targa che, nel ricordare i presidenti del MEB, onori chi come il prof. Emilio Campos ha accresciuto il patrimonio morale e materiale della nostra comunità.
La Giornata di Studio nasce dall’idea di onorare la memoria di Styra Campos Goldstein (1922-2016), imprenditrice nel settore import-export di caffè e poi nell’immobiliare, impegnata nel sociale, con particolare attenzione per gli orfani e per la forma- zione di giovani donne, per illustrare l’idea e la pratica etica della Tzedakah, un aspetto centrale, ma poco conosciuto al di fuori del mondo ebraico. A differenza della Carità, virtù legata alla benevolenza, la Tzedakah è un preciso dovere improntato all’idea di giustizia sociale, che obbliga l’ebreo a donare a tutte le persone bisognose, in particolare vedove e orfani, indipendentemente dalla loro appartenenza.
È questo l’imperativo etico che moltissimi ebrei in Italia e nel mondo, e in particolare molte donne ebree, hanno continuato a onorare anche in modo laico, successivamente all’Emancipazione e all’uscita dalla pratica dell’ortodossia, lasciando segni tangibili nella società italiana, sotto forma di donazioni a enti pubblici e di imprese filantropiche volte soprattutto all’educazione e alla promozione.
Guido Ottolenghi, presidente Museo ebraico di Bologna
(10 novembre 2017)