Napoli e UEFA, un calcio al razzismo

C’è un principio imprescindibile, che non può essere messo in discussione. Lo sport, prima ancora che confronto agonistico, spettacolo ed eventualmente business, deve essere uno spazio di inclusione e trasmissione di valori positivi.
È lo spirito con cui la UEFA, l’organo di governo del calcio europeo, ha lanciato all’inizio di questa stagione “Equal Game”. Una campagna che coinvolge i più importanti calciatori al mondo, da Cristiano Ronaldo a Lionel Messi a Paul Pogba, e che debuttato in queste ore in Italia grazie all’iniziativa del Napoli.
Il Liceo Agnesi di Milano il teatro di un confronto voluto dalla società al vertice della Serie A, con seicento studenti in sala e ottocento collegati attraverso uno streaming visibile su lavagne Lim.
A portare una testimonianza anche il giornalista UCEI Adam Smulevich, che ha raccontato tra le altre la vicenda di Giorgio Ascarelli. E cioè il fondatore e primo presidente del Napoli, rimosso dal fascismo perché ebreo. Era mancato ormai da diversi anni, quando nel 1938 il fascismo promulgò le Leggi Razziste. La rimozione fu così successiva alla morte: ogni luogo a lui dedicato, compreso lo stadio che aveva fatto costruire a proprio spese, dovette cambiare denominazione.
Moderato da Alessandro Cecchi Paone, il confronto ha avuto tra i suoi protagonisti anche Michele Uva, vicepresidente dell’UEFA e direttore generale della Federcalcio; Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori; Kalidou Koulibaly, calciatore del Napoli; Edoardo De Laurentiis, vicepresidente della società partenopea; Nicola Lombardo, direttore della comunicazione del club; Luca Telese, giornalista e scrittore; Tristan Latarche, presidente dell’associazione inglese contro le discriminazioni e il bullismo SportAllies; Giuseppe Vincolo, preside del Liceo Agnesi.
(28 novembre 2017)