Fronte comune contro i fascisti
L’appello al Viminale

rassegna“Un fronte comune, democratico e antifascista. Partiti, associazioni, rappresentanti delle istituzioni, comunità ebraiche. Tutti d’accordo nel chiedere un intervento del Viminale e della magistratura che porti allo scioglimento dei movimenti neofascisti e neonazisti attivi in Italia”, racconta Repubblica parlando della mobilitazione di diverse istituzioni e forze politiche contro i tanti episodi legati al riemergere della minaccia neofascita. “Basta indugi. Rinnovo il mio appello al Viminale e alla magistratura affinché agiscano rapidamente e sciolgano questi movimenti che ripropongono i contenuti e le modalità tipiche del fascismo”, le parole al quotidiano della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. Intanto a Firenze è scattata l’inchiesta sul carabiniere che aveva appeso nella sua stanza una bandiera del Secondo Reich, diventata simbolo dell’estrema destra, “ma sarà possibile solo l’azione disciplinare”, spiega il Mattino. Sul Corriere invece il carabiniere, un ventenne di Rieti, cerca di spiegarsi e sostiene di non sapere “che quel vessillo fosse un simbolo degli estremisti”.

Gerusalemme e le scelte di Trump. Secondo la Cnn, il presidente Usa Donald Trump annuncerà iI riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, status proclamato dal Parlamento dello Stato ebraico nel 1980, ma non riconosciuto dalla comunità internazionale. “Gerusalemme è stata la capitale eterna del popolo ebraico per oltre tremila anni. Da presidente la riconoscerò capitale indivisa dello Stato di Israele”, aveva annunciato Trump durante la campagna elettorale. E ora il presidente Usa sembra voler dare seguito alle sue parole. “L’indiscrezione – scrive il Corriere – è stata presa molto seriamente dal mondo arabo, entrato in grande agitazione”. E il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha definito un eventuale riconoscimento o spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme come “una minaccia per il futuro del processo di pace e sarebbe inaccettabile per i palestinesi, gli arabi e per il mondo intero”.

Tel Aviv, la marcia contro Netanyahu. Repubblica scrive della manifestazione organizzata sabato sera scorso a Tel Aviv, dove circa 20mila persone hanno sfilato chiedendo le dimissioni del Primo ministro Benjamin Netanyahu. “Basta corruzione, Netanyahu se ne vada, siamo stanchi”, uno degli slogan del corte. “La rabbia sta prendendo corpo anche nello Stato ebraico – spiega Repubblica – e l’obiettivo numero uno è “Bibi”, il premier Benjamin Netanyahu, coinvolto in tre inchieste che potrebbero incriminarlo per corruzione e abuso di ufficio”.

Nava Semel (1954-2017). La scrittrice Nava Semel, 63 anni, nota in Israele e all’estero per il suo impegno nel descrivere i sentimenti della ‘seconda generazione’ dei sopravvissuti alla Shoah, è morta a Tel Aviv in seguito ad una grave malattia. “Mia madre – spiegava – ha cominciato a raccontarsi con i miei figli. A me non disse mai nulla”. Nata a Jaffa nel 1954 da genitori romeni – suo padre Yitzhak è stato membro della Knesset tra 1’84 e l’88 – Semel ha lavorato a lungo per radio e tv ed era autrice di testi teatrali e per bambini. “C’è anche un po’ di Italia nella sua opera – ricorda il Corriere – nel romanzo Testastorta (Salomone Belforte, 2013) racconta di un musicista ebreo nascosto (e salvato) da una donna in una soffitta di Borgo San Dalmazzo, nel Cuneese”.

Dieudonné, la vergogna continua. Il pluricondannato per antisemitismo, incitamento all’odio razziale e frode fiscale Dieudonné Mbala Mbala è tornato, nonostante tutto, a calcare le scene francesi, con l’ennesimo spettacolo della vergogna organizzato a Parigi. A raccontarlo, Stefano Montefiori sul Corriere che sottolinea come il problema sia il seguito ottenuto dal presunto comico: “Ogni show è preceduto da polemiche e ricorsi ma, se riesce ad andare in scena, Dieudonné fa sempre il tutto esaurito”. E dalla Francia arrivano le parole dello storico Georges Bensoussan, riportate dal Foglio del lunedì: “Gli ebrei che vivono in Francia, e in particolare quelli dei ceti popolari della comunità, si sentono abbandonati. E lo saranno ancora di più domani, sacrificati sull’altare della pace civile e del vivere insieme. E il loro abbandono è politicamente inscindibile dall’abbandono dei ceti popolari, ignorati da una borghesia integrata e aperta al mondo’. Quando, dopo lungo tempo, ci si è resi conto dell’avvenuto divorzio tra una certa sinistra e i ceti popolari, di rado si è fatto il collegamento tra questo abbandono dei ceti popolari e l’abbandono di una comunità ebraica divenuta ingombrante, come una critica silenziosa ad una vigliaccheria diffusa”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked