Gerusalemme capitale d’Israele, Trump verso il riconoscimento
Oggi è previsto l’annuncio da parte del presidente Usa Donald Trump del riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele. Secondo i quotidiani israeliani, l’ambasciata americana invece non sarà spostata per il momento da Tel Aviv a Gerusalemme. E i quotidiani italiani dedicano ampio spazio al tema con aperture in prima pagina e approfondimenti. Il Corriere parla di “strappo di Trump” evidenziando le reazioni del mondo arabo e dell’Europa di fronte all’annuncio dell’amministrazione americana: “Una minaccia per la pace mondiale”, dicono dall’università cairota AlAzhar, guida mondiale dei sunniti. “Gerusalemme è unica e fondamentale per le tre religioni”, le parole del re del Marocco a nome del Jerusalem Committee. “Tutti i leader del mondo arabo – scrive Repubblica – hanno chiesto alla Casa Bianca di non pronunciarsi sulla possibilità di spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme”. Sul Corriere, un po’ controcorrente, Paolo Lepri nella sua analisi sottolinea che forse questo strappo di Trump potrebbe portare a un cambiamento in positivo, costringendo le parti in causa a superare la stagnazione in cui sono finiti i negoziati di pace. Due scrittori israeliani, Avraham Yehoshua e Assaf Gavron, rispettivamente su Repubblica e Corriere, – pur critici nei confronti di Trump – sottolineano l’ipocrisia occidentale sulla questione di Gerusalemme capitale: “Israele ha unificato e dichiarato la città propria capitale sessant’anni fa e, di fatto, il mondo riconosce già Gerusalemme come capitale di Israele: i leader mondiali vengono alla Knesset, e sono solo le ambasciate a rimanere a Tel Aviv”. “A rischio d’inimicarmi il 90 per cento dei miei connazionali che in queste ore non credono alle loro orecchie, voglio dire che la fuga in avanti di Trump è un grosso errore e non fa affatto gli interessi di Israele”, il commento del generale Giora Eiland, analista ed ex capo dell’Israeli National Security Council a La Stampa: “da queste parti non si scherza con i simboli, diventano subito pretesti incendiari”, afferma il generale preoccupato delle possibili reazioni violente dei palestinesi all’annuncio di Trump. Secondo un articolo pubblicato domenica scorsa dal New York Times, nelle scorse settimane intanto, Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, e Mohammed Bin Salman, erede al trono in Arabia Saudita, avrebbero messo a punto un piano “rivoluzionario” per raggiungere l’accordo tra Israele e Autorità palestinese. Gerusalemme, compresa la parte Est, diventerebbe la capitale dello Stato ebraico; quella della Palestina sarebbe, invece, Abu Dis, un sobborgo della Città Santa. “Non c’è bisogno di andare oltre: è bastato questo passaggio per suscitare la reazione rabbiosa del mondo arabo”, scrive il Corriere. Ancora, sul Mattino Fabio Nicolucci critica la scelta di Trump ma afferma che la strada potrebbe essere annunciare di riconoscere “la centralità di Gerusalemme per Israele anche come capitale ufficiale”, a cui affiancare però un approccio “negoziale. A cominciare dal riconoscere fattivamente e magari formalmente che i Palestinesi hanno diritto ad uno Stato e ad una capitale”.
Genova e i naziskin. Repubblica racconta di come nel capoluogo ligure, un tempo roccaforte di sinistra, stia guadagnando terreno l’estrema destra: due degli estremisti del blitz di Como sono partiti dalle colline di Genova e nel porto, i neofascisti e neonazisti di CasaPound, Lealtà Azione e Forza Nuova, trovano sempre più simpatie.
Firenze, sinagoga da ristrutturare. Una corsa contro il tempo quella di Renzo Funaro, presidente dell’Opera del Tempio ebraico di Firenze, che entro il 20 dicembre si è imposto – attraverso una raccolta fondi tra la sua comunità, l’estero e le fondazioni – di trovare il denaro per avviare il cantiere per evitare il crollo del rosone centrale, di alcuni pezzi di legno e del cornicione alla base della cupola. “Useremo la sinagoga ancora per una decina di giorni tenendoci ben lontani dall’area centrale – spiega Funaro al Corriere Fiorentino – Abbiamo bisogno di 20.000 euro per partire, ed altri 30.000 per completare i lavori. L’alternativa è chiudere una parte del tempio per evitare il distacco di altri pezzi e non mettere a rischio l’incolumità di frequentatori e turisti”.
Daniel Reichel