Proteste palestinesi, tensione alta
Netanyahu vola in Europa

rassegnaMentre il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si prepara ad incontrare i leader dell’Ue in Europa – il francese Macron per primo -, le tensioni in Israele e nei territori palestinesi continuano ad essere alte. Da dopo l’annuncio del Presidente Usa Donald Trump sul riconoscimento di Gerusalemme capitale d’Israele di mercoledì scorso, migliaia di palestinesi sono scesi in strada per protestare e sono scoppiate le violenze e gli scontri con le autorità israeliane. “A manifestare sono tre o quattromila giovani, ben poco rispetto ai circa tre milioni e settecentomila palestinesi residenti tra Gaza, Gerusalemme est e Cisgiordania. – la ricostruzione di Lorenzo Cremonesi sul Corriere – Eppure, i bilanci delle vittime sono in crescita. Nelle ultime 24 ore sono rimaste ferite 270 persone. I morti pare siano quattro, tutti di Gaza”. Cremonesi spiega che, sotto la pressione delle manifestazioni, il leader palestinese Mahmoud Abbas ha deciso di non incontrare il vicepresidente americano Mike Pence e accusa Washington di non essere più un partner imparziale per i negoziati di pace. D’accordo con Abbas, Munir Maqdah, leader di Fatah in Libano, che, intervistato da La Stampa, invita – per il momento – i palestinesi a manifestare pacificamente “senza ricorso all’uso delle armi”. Ma dal Libano arrivano anche le parole minacciose del comandante delle milizia irachena Asaib Ahl al-Haq che dal confine nord di Israele, proclama: “Siamo qui pronti alla lotta per la causa palestinese e contro l’occupazione israeliana: liberemo Gerusalemme”. La Stampa a riguardo parla di minaccia sciita e spiega che “il premier Netanyahu ha sentito l’esigenza di ricompattare l’alleanza con gli Stati arabi sunniti”, prima di partire per l’Europa ma alle spalle si lascia anche le proteste contro di lui e contro le indagini che lo coinvolgono per casi di corruzione (Repubblica).

La partita di Trump di Medio Oriente. “Trump è forse matto, ma non credo sia un idiota né che lo siano gli uomini che lo circondano. Piuttosto che il gesto non ponderato di un leader incendiario, la pericolosa decisione di spostare l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme mi pare più un’azzardata scommessa sul futuro della Palestina”, l’analisi dell’intellettuale ebreo ungherese Marek Halter su Repubblica. “È infatti verosimile – scrive Halter – che dopo aver fatto questo regalo a Netanyahu, Trump possa chiedergli o, meglio, imporgli di sedersi al tavolo del negoziato con il presidente palestinese Abu Mazen”. “I regali non sono gratis: – il commento di Omer Barlev (Repubblica), ex colonnello dell’esercito di Israele che partecipò assieme al fratello di Netanyahu al blitz di Entebbe nel 1976 – dovrà partire il negoziato e Israele dovrà affrontare l’assetto dei due Stati, lo status di Gerusalemme città su cui anche i palestinesi rivendicano diritti, la separazione dei due popoli, il rientro dei coloni”. Intanto in Europa, racconta Daniel Mosseri su Libero, “l’Italia prende le distanze da Donald Trump, secondo il quale Gerusalemme è la capitale dello Stato ebraico. Al Palazzo di Vetro, Roma si accoda a Parigi e Berlino, criticando le dichiarazioni di Trump che ‘non aiutano le prospettive di pace nella regione’”.

Como, la sfilata antifascista. Migliaia di persone hanno sfilato ieri a Como – teatro di un episodio legato ai naziskin – in difesa dei principi democratici e contro i nuovi rigurgiti di estrema destra in Italia. Diversi i resoconti sui giornali, (Corriere, Repubblica e La Stampa) e c’è spazio per una polemica: assente infatti il sindaco di Como, Mario Landriscina, a capo di una coalizione di centro-destra che ha definito l’iniziativa di parte (a organizzarla, il Partito democratico). “Non capisco come su certi temi ci si possa sottrarre”, la reazione della presidente della Camera Laura Boldrini (Repubblica). Su La Stampa, l’ex presidente della Corte Costituzionale Zagrebelsky sottolinea la necessità di difendere i giornalisti dalle minacce neofasciste dopo quanto accaduto a Repubblica, la cui sede è stata presa di mira da una squadra di contestatori sotto la bandiera di Forza Nuova. In un lungo editoriale Pierluigi Battista afferma che le nuove pulsioni di estrema destra non si combattono nei tribunali ma sul piano delle idee: “Combattere apertamente le idee fasciste, non cedere di un millimetro, raccontare la menzogna nazista di chi parla oscenamente di ‘menzogna di Auschwitz’: ma con la forza delle idee, degli argomenti, dell’ironia. Andare davanti ai teatri dove comici antisemiti se la prendono con gli ebrei, e fischiare e manifestare: non chiedere aiuto alla polizia o a un giudice, intasando i tribunali”.

MEIS, l’attesa inaugurazione. “Dei tre millenni, almeno due sono trascorsi anche, talvolta soprattutto, in Italia”, scrive Giulio Busi sul Sole 24 Ore parlando della diaspora ebraica. “Una poetica etimologia ebraica, I tal Yah, ‘Isola della rugiada divina’, ci dà testimonianza eloquente del rapporto emotivo e culturale che lega il giudaismo alle sorti del nostro Paese” .“Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), che s’inaugura a Ferrara, giovedì 14 dicembre, con una cerimonia, il giorno precedente, a cui parteciperanno il Presidente Mattarella e il Ministro Franceschini, – prosegue Busi – è la prima, grande istituzione di respiro internazionale nata per racchiudere tutta questa “rugiada” di benedizione e continuità, senza nascondersi la pioggia buia della discriminazione e della persecuzione. Se la vita diaspora è di per sé mobile, trasversale, fluida, potrà mai esserci un luogo che la contiene e la rappresenta davvero? La risposta, ebraicamente, è: ‘Sì, se…’. Il ‘se’, in questo caso, è un Museo-non-museo, che tenga il passato davanti agli occhi,e lo metta a disposizione di tutti”.

Segnalibro. Sul Corriere, recensione di Alessandro Beretta del primo libro di Simone Somekh, Grandangolo edito da Giuntina. “Simone Somekh nel suo coming of age ha talento nell’architettura dei rapporti tra i personaggi, nella loro costruzione e nel saper tenere, come dice Ezra, ‘un sorriso un po’ amaro e un po’ divertito per il mondo nel quale vivevamo’”, scrive Beretta.

Daniel Reichel
twitter @dreichelmoked