Vittorio Emanuele III,
responsabilità incancellabili

rassegnaÈ in arrivo a Vicoforte, in Piemonte, la salma di Vittorio Emanuele III. Il penultimo re d’Italia, che nel settembre del 1938 pose la propria firma sulle Leggi Razziste, riposerà al fianco della moglie Elena. Una decisione presa per “motivi umanitari” da parte del presidente Mattarella, che ha però respinto con forza la richiesta di una traslazione al Pantheon formulata da alcuni familiari. Un omaggio ritenuto fuori luogo per chi fu responsabile di molte pagine buie italiane nel ventennio fascista. Su questo punto, a quanto si apprende, la posizione del Quirinale è stata di assoluta intransigenza.
Sul Corriere, Antonio Carioti spiega come dalla Marcia su Roma in poi il suo regno fu un susseguirsi di cedimenti e complicità: “Cedimenti alle pretese del fascismo, che si arrogò il diritto di interloquire anche sulla successione al trono. Complicità con le mosse di Mussolini per trasformare l’Italia in uno Stato totalitario. Anche quando il delitto Matteotti mise in luce la vocazione violenta dei fascisti, il re rimase inerte. Poi avallò le misure liberticide, le leggi razziali, le guerre di aggressione”. Dichiara lo storico Gianni Oliva a Repubblica: “Portare al Pantheon Vittorio Emanuele III è semplicemente impossibile. I motivi sono tre: la scelta di Vittorio Emanuele III di non togliere l’incarico di primo ministro a Benito Mussolini dopo il delitto Matteotti, trasformando così il fascismo in regime; aver trattato per 40 giorni con gli alleati la sopravvivenza della monarchia dopo il 25 luglio, così consentendo l’invasione tedesca della Penisola. Infine la scelta più grave: aver sottoscritto le leggi razziali del 1938. Non credo proprio che si possa seppellire al Pantheon, uno dei luoghi di memoria condivisa della nazione, un personaggio così”. Concorda su La Stampa lo storico Giovanni Sabbatucci, secondo cui ricordare le responsabilità del re “non significa negare la possibilità di un trasferimento delle spoglie di Vittorio Emanuele III in una sede meno lontana di Alessandria d’Egitto, e comunque dentro i confini della patria”. Ma questo luogo, sottolinea, “non può essere il Pantheon: un nome che evoca non solo un famoso monumento, ma anche un luogo ideale in cui raccogliere e onorare le riconosciute glorie nazionali”.
Ma c’è anche chi la pensa diversamente. Francesco Perfetti, lo storico che si è prestato lo scorso anno all’operazione editoriale sul Mein Kampf, sostiene sul Giornale che la monarchia rappresentò “un argine alla deriva totalitaria del fascismo”.

All’ultradestra xenofoba alcuni ministeri chiave del nuovo governo austriaco, guidato dal 31enne Sebastian Kurz: Interni, Difesa, Infrastrutture, Esteri, Salute e Welfare. “Dopo 61 giorni – scrive La Stampa – i popolari dell’Övp e l’ultradestra hanno stilato un programma condiviso, che punta su un sistema sociale più forte e una riduzione delle tasse per le classi operaie e medie, sullo stop all’immigrazione illegale e sulla sicurezza ‘totale’ dei confini, con procedure accelerate per il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto all’asilo, riduzione dei flussi e assegni in denaro assai più leggeri di adesso”. Il tutto, si legge, “si basa su una promessa di riforma delle leggi dell’accoglienza dei rifugiati”.

Secondo Massimo D’Alema, intervistato da La Stampa, è “l’abbraccio fra la destra americana e destra israeliana” ad aver prodotto “l’annuncio sconsiderato sul trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme”. Anche una parte della società israeliana, sostiene D’Alema, “è preoccupata dal fatto che la liquidazione della prospettiva dei due popoli-due Stati determini uno scenario sudafricano che metterebbe alla fine in discussione lo stesso Stato ebraico”.
Dice la sua sugli stessi temi anche Eugenio Scalfari, nel consueto editoriale della domenica su Repubblica. “Io credo – tiene a farci sapere – che Gerusalemme non debba essere una capitale per nessuno. È la città sacra alle tre religioni monoteiste: l’ebraica, la cristiana, la musulmana. Quindi non deve essere una capitale nel senso costituzionale e politico del termine. Deve essere piuttosto dichiarata la Città Santa per eccellenza ed è il mondo intero che deve fare questa dichiarazione. Probabilmente la sede opportuna è l’Onu, non nel comitato che lo dirige, ma nell’assemblea cui tutto il mondo partecipa. La Città Santa per eccellenza, dove nacquero i monoteismi”. Credo, aggiunge, “che papa Francesco sarebbe molto d’accordo su questa soluzione che comunque merita di essere adottata al più presto”.

Su Repubblica si commentano ancora le parole di Silvio Berlusconi su Mussolini che “proprio un dittatore non era”. Non è la prima volta, attacca Repubblica, che Berlusconi parla del fascismo in termini accondiscendenti. “Anzi, è una costante fin dalla sua discesa in campo. Per lui, il vero nemico è sempre stato il comunismo, non certo il fascismo”. Ad essere ricordate le parole pronunciate al Memoriale della Shoah di Milano nel 2013, quando il leader di Forza Italia non ha esitato a dichiarare che “per tanti versi Mussolini aveva fatto bene”.

Sul Giornale, in un approfondimento corredato di tabelle, si parla di “ebrei in fuga dall’Europa” per via del crescente antisemitismo. “Per capire davvero se in Europa sta montando un’onda antisemita – scrive il quotidiano di centrodestra – bisogna rifarsi ai numeri ufficiali e considerare solo quelli. E importante, perché la decisione del presidente americano Donald Trump si spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendola come capitale dello Stato ebraico, rischia anche di rinfocolare un sentimento antisemita in tutto il mondo”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(17 dicembre 2017)