Iran, l’attacco di Hezbollah:
“Israele dietro agli scontri”
Le proteste antigovernative in Iran ancora al centro delle cronache. Significativa al riguardo l’intervista de La Stampa al responsabile della politica estera del gruppo terroristico Hezbollah, che naturalmente non perde l’occasione per attaccare Israele: “L’asse della resistenza Teheran-Baghdad-Damasco-Beirut – sostiene – è uscito rafforzato dalla guerra contro lo Stato islamico, e questo provoca l’ira di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita, manovratori di una regia destabilizzante iniziata con Gerusalemme capitale e che mira a spostare il conflitto all’interno dell’Iran”.
Molteplici anche le analisi e gli approfondimenti. Secondo Guido Olimpio, che ne scrive sul Corriere, ogni gesto di supporto sarà usato da Teheran come la prova conclamata di un’ingerenza straniera e fornirà il pretesto per azioni ancora più repressive. Scrive Olimpio: “I guardiani della rivoluzione non aspettano altro le vittime di questi giorni sono un avviso”. Mentre Fabio Nicolucci, sul Messaggero, ricorda l’attacco a due sinagoghe a Shiraz qualche giorno prima dell’inizio dei moti. “Un sinistro segno premonitore – si legge – che è sfuggito anch’esso all’attenzione generale”.
In due diverse interviste (al Corriere il primo, alla Stampa il secondo) il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani e l’ex ministro Franco Frattini auspicano, in vista della prossima campagna elettorale, una solida alleanza tra Forza Italia e Lega Nord. L’invito di Tajani è a un voto “per la lotta contro i populismi”.
Fa discutere la decisione della nota cantautrice neozelandese Ella Marija Lani Yelich-O’Connor, nota con il nome d’arte di Lorde, che ha cancellato dal suo tour la tappa di Tel Aviv per via delle numerose pressioni esercitate da gruppi propal. Un’iniziativa fortemente criticata tra gli altri dal rabbino Shmuley Boteach, che ha acquistato una pagina sul Washington Post per attaccarla. La vicenda è raccontata dal Corriere.
Sul Messaggero si riproduce questo pensiero del rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, pubblicato ieri su Twitter: “Dal Risorgimento ai concerti di capodanno l’inno ‘nazionale’ più amato dagli italiani è il Va’ pensiero, basato sul Salmo 137, in cui gli ebrei esuli rimpiangono Sion. Quando poi gli ebrei tornano a Gerusalemme e ne fanno di nuovo la loro capitale, l’Italia vota contro all’Onu”.
Il Dipartimento Attività produttive del Comune di Roma ha prorogato di un anno la scadenza della delibera Marino con cui si sono allontanati 22 mini-torpedoni e più di 40 urtisti dal centro storico. I provvedimenti mantengono in essere quella delibera ma “indirettamente e con effetto immediato”, scrive il Messaggero, ritardano lo spostamento delle restanti postazioni ambulanti.
“L’antisemitismo che non si vuole vedere”. Il Foglio titola così l’intervento del magistrato Guido Salvini, secondo cui gli slogan antiebraici della manifestazione di sostegno alla causa palestinese tenutasi negli scorsi giorni a Milano interesserebbero poco l’opinione pubblica e le istituzioni.
Sul Corriere Fiorentino l’antropologo Ugo Caffaz, all’interno di una riflessione dedicata allo ius soli, e prendendo spunto dall’anniversario degli 80 anni delle Leggi Razziste, sottolinea: “Il decreto che cacciava gli ebrei dalle scuole fu firmato da Vittorio Emanuele Ill a San Rossore, lo stesso re che in questi giorni ha avuto finalmente il riconoscimento del diritto a essere sepolto in Italia. A decidere chi fosse da considerarsi ebreo o no era il Tribunale della Razza. Siamo lontani dal tema di attualità però i meccanismi su cui costruire una società ingiusta sono gli stessi”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(2 gennaio 2018)