Storie – Castiglioni,
l’alpinista antifascista
“Il vero alpinista non è fascista”. Lo scriveva nel suo diario Ettore Castiglioni, grande alpinista, rampollo di una famiglia dell’alta borghesia milanese ma nato a Ruffré, in Trentino, nel 1908, autore di guide Touring e Cai, che aprì lungo le Alpi qualcosa come duecento nuove vie.
La sua figura è tornata di attualità non solo per il suo antifascismo ma anche per l’opera di assistenza che svolse dopo l’8 settembre 1943 per guidare sopra Ollemont, verso la Svizzera, e cioè verso la libertà, molti ebrei e dissidenti antifascisti, tra cui anche Luigi Einaudi, il futuro presidente della Repubblica.
“Dare la libertà alla gente, aiutarli a fuggire per me adesso è un motivo di vita” annotava in una pagina del suo diario.
Ricordato a dicembre in Svizzera e in Israele con la proiezione del documentario “Oltre il confine” realizzato da Federico Massa e Andrea Azzetti, è uscito in queste settimane in libreria un saggio che lo riguarda, intitolato “Il giorno delle Mésules” (Hoepli): una selezione dei suoi diari personali dal 1931 al 1944. La prefazione è di Paolo Cognetti, il racconto in calce è invece di Marco Albino Ferrari, curatore dei materiali secondo le volontà di Saverio Tutino, che era nipote di Castiglioni.
Diretto dall’Italia alla Svizzera forse per recare un messaggio clandestino, Castiglioni fu arrestato in una locanda sul Maloja da due guardie elvetiche nel marzo del ‘44. Rinchiuso in una stanza d’albergo, per impedirgli di fuggire gli vennero requisiti, oltre agli scarponi, la giacca a vento, gli sci e i calzoni. Nonostante il clima gelido, Castiglioni decise lo stesso di tentare la fuga. Il suo corpo venne ritrovato tre mesi più tardi, nel giugno del 1944, nei pressi del valico del Forno.
Mario Avagliano
(9 gennaio 2018)