Vicepresidente Usa in Israele,
il viaggio a fine gennaio

rassIl vicepresidente americano Mike Pence sarà in visita ufficiale in Egitto, Giordania e Israele dal 19 al 23 gennaio. Lo ha reso noto la Casa Bianca nelle scorse ore. La missione era attesa per metà dicembre, programmata subito dopo il discorso del presidente Donald Trump sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, ma era stata poi rimandata. Pence vedrà prima il presidente egiziano al Sisi poi il re di Giordania Abdullah II e infine il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Previsto anche un suo intervento alla Knesset, il parlamento israeliano.

Usa, i democratici e la “candidata Oprah”. Dopo il discorso sui diritti delle donne, sulla libertà dell’informazione, sul razzismo di Oprah Winfrey ai Golden Globes, i quotidiani parlano della celebrità afroamericana delle televisione a stelle e strisce come possibile candidata alle prossime presidenziali Usa in quota democratici. “C’è un nuovo giorno che si alza all’orizzonte. Quando questo nuovo giorno si alzerà, saranno donne magnifiche e fantastici uomini i nuovi leader che ci condurranno in un tempo nel quale nessuno dovrà più dire “me too”, anche io sono stato oggetto di ingiustizie”, il discorso della Winfrey. “È stata quella parola, ‘leader’, a scatenare – spiega Repubblica – la reazione entusiastica del pubblico oltre le telecamere, a far nascere il ritornello dell'”Oprah for president”, alimentato il giorno successivo da confidenze di suoi amici che hanno confermato come lei stia da tempo, e soprattutto dall’avvento di quel Trump che lei aborre, considerando la possibilità di correre per la Casa Bianca fra due anni”. “I politici di professione democratici staranno tremando, – scrive La Stampa – perché da una parte non vogliono lasciare il posto ad un’outsider, ma dall’altra hanno disperatamente bisogno di un salvatore della patria. Qualcuno azzarda che la soluzione potrebbe essere un dream team con Joe Biden candidato presidente e Oprah vice, con l’impegno che Biden faccia un solo mandato e dopo quattro anni lasci la Casa Bianca a Winfrey, quando lei avrà abbastanza esperienza per gestire da sola la carica. La verità è che la vittoria di Trump ha cambiato profondamente la politica americana, demolendo i vecchi paradigmi”.

Iran, l’arresto di Ahmadinejad. Si troverebbe agli arresti domiciliari l’ex presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, accusato di essere dietro alle manifestazioni di piazza che hanno dato inizio alle proteste di fine anno in Iran. Ahmadinejad, famoso per i suoi violenti attacchi contro Israele, ha, secondo, Renzo Guolo su Repubblica, giocato “la carta della disperazione, quella della rivolta dei “diseredati”, orfani della sua generosa e inflazionistica politica di sussidi, sperando di muovere le acque del fossilizzato Sistema. Ma a mettere fine alla sua avventura politica ci hanno pensato proprio quei Pasdaran nei quali aveva combattuto, fedeli come sempre alla Guida, che hanno represso insieme la rivolta e le aspirazioni del populismo in salsa iraniana”.

Roma, marcette neofasciste. “Più che una commemorazione, quella del 7 gennaio è sembrata una chiamata generale dell’ultradestra romana per inneggiare al fascismo. Pretendiamo dalle Istituzioni il rispetto della Costituzione”. Così l’Anpi di Roma ha stigmatizzato il corteo di CasaPound in occasione del 40esimo dai fatti di via Acca Larentia, la strada che ospitava una sede dell’Msi, dove i17 gennaio del 1978 furono uccisi tre giovani di destra (Corriere). Mentre, a proposito di antifascismo, Avvenire racconta della situazione di Ferrara durante il ’43, con la progressiva fuga degli ebrei della città. “Una delle mete è la vicina Modena e il modenese dove è attiva una consistente comunità ebraica e la Delasem (Delegazione Assistenza Emigranti) e una rete esterna alla cerchia comunitaria”. Su quest’ultima si concentra il quotidiano, in particolare della sua componente cattolica.

Dal Libano a Israele, la guerra alle spalle. “Chiameremo il nostro ospite ‘H’ per salvaguardare la sua sicurezza e quella dei suoi parenti, perché H è un ex soldato dell’esercito del Libano del sud e ha combattuto per difendere i villaggi cristiani dagli assalti dell’esercito libanese, di quello siriano e, in particolare, dei Fedayyin di Arafat”, così il racconto pubblicato dal Foglio a firma di Emanuel Segre Amar e Michael Sfaradi che racconta la storia di un ex soldato libanese che dal 2000 vive nel nord d’Israele, insieme alla sua famiglia, sotto lo stato di asilo politico.

Roma, Testimoni della Memoria. “Tanti giovani commossi davanti al coraggio di un uomo rinato che per la prima volta ha raccontato in Italia l’orrore nazista che ha vissuto”. Così Repubblica Roma descrive l’incontro tenutosi ieri alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah, dove Elie Marey, francese di 93 anni creduto morto nell’inferno di Birkenau, ha raccontato la sua storia. Ad ascoltarlo, anche i sopravvissuti Piero Terracina e Sami Modiano.

Netanyahu, le parole del figlio. Gli avvocati del premier israeliano Benjamin Netanyahu hanno cercato di fermare la diffusione di un audio trasmesso da Arutz 2, riporta il Corriere, in cui suo figlio Yak davanti a una discoteca lascia intendere che il padre abbia favorito un magnate del gas per un affare da 20 miliardi di dollari. Yair, ubriaco, 26 anni, si rivolge al figlio dell’imprenditore dicendogli: “Ehi fratello, mio padre ti ha fatto fare un affare da 20 miliardi e tu non mi puoi prestare 400 shekels?”. In un comunicato la famiglia Netanyahu ha parlato di “caccia alle streghe”.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked