Accordo sul nucleare iraniano,
Trump sospende l’uscita

rassegnaIl presidente Usa Donald Trump si appresta a prorogare il congelamento delle sanzioni verso l’Iran previsto nell’accordo sul programma nucleare di Teheran. Secondo quanto riporta il New York Times, Trump avrebbe intenzione di imporre una scadenza al Congresso americano e agli alleati europei per migliorare l’accordo altrimenti gli Stati Uniti ne usciranno. L’annuncio è atteso nelle prossime ore e dovrebbe essere accompagnato da sanzioni mirate contro alcuni esponenti del governo di Teheran per corruzione e abuso dei diritti umani. “Se è vero, – scrive Federico Rampini su Repubblica – significa che dentro l’Amministrazione Usa hanno vinto gli esponenti dell’establishment militar-industriale. A difendere l’accordo con l’Iran sono stati due generali molto influenti (Mattis segretario alla Difesa, McMaster che dirige il National Security Council) e il segretario di Stato Tillerson. Questo trio ha ricevuto un aiuto da Israele. I servizi segreti israeliani hanno fatto filtrare il loro parere: gli risulta che Teheran sta rispettando i termini dell’accordo e non ha molto senso strappare quel patto, dando via libera ai falchi iraniani che vogliono riprendere i piani di costruzione dell’atomica”. Intanto ieri a Roma il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, e il vice ministro iraniano, Mohammad Khazaee, hanno siglato un intesa che, scrive il Corriere “mette a disposizione delle banche iraniane 5 miliardi di dollari per finanziare l’acquisto di servizi o forniture da parte di imprese italiane per i progetti locali”. Dopo la firma dell’accordo sul nucleare iraniano (siglato da Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina più la Germania e l’Ue), l’Italia ha rilanciato i suoi rapporti con Teheran e “sono state poste le basi per siglare accordi per un valore potenziale di 27 miliardi di euro”. E se Roma fa affari con il regime degli Ayatollah, anche altri Paesi europei non vogliono far saltare l’accordo con Teheran. Tra questi la Gran Bretagna, come riporta La Stampa, con il ministro britannico Boris Johnson che avverte che Londra rispetterà l’intesa: “Noi – ha detto Johnson – pensiamo che l’intesa sia un considerevole risultato diplomatico. Non credo che qualcuno abbia avanzato un’idea migliore. Io ritengo che chi si oppone al Jcpoa abbia la responsabilità di presentare una soluzione più efficace, perché finora non l’abbiamo vista”.

Milano, approvata la mozione antifascista. Approvato dai due terzi dell’aula del Consiglio comunale di Milano (31 voti a favore e due contrari), con la maggioranza di centrosinistra compatta e con il contributo del Movimento 5 Stelle, il provvedimento che invita “a non concedere spazi, patrocini, contributi di qualunque natura a coloro che non garantiscono di rispettare i valori della Costituzione”. “Il via libera – riporta Repubblica Milano – al provvedimento che mira a fermare non solo l’onda di saluti romani che dilaga in città, ma ogni tipo di “fascismo” in senso lato, dalla discriminazione all’omofobia, dal razzismo all’antisemitismo, è arrivato dopo due sedute molto accese, con un centrodestra che le ha tentate tutte per fare ostruzionismo”. “Si tratta di un importante passo avanti per contrastare la sempre più preoccupante deriva xenofoba, razzista e neofascista e di una ferma risposta agli odiosi e vergognosi slogan antisemiti scanditi nel corso della manifestazione svoltasi in piazza Cavour il 9 dicembre scorso che ha offeso i sentimenti democratici di tutti i milanesi”, il commento del presidente dell’Anpi Milano. E riguardo quanto accaduto in piazza Cavour – con slogan antisemiti urlati in arabo durante una manifestazione propalestinese – interviene anche Ruth Shammah, direttrice del Teatro Parenti di Milano, appoggiando la scelta dell’assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese Davide Romano di disertare le iniziative per il 27 gennaio. “II Parenti – spiega Shammah al Corriere Milano – ha sempre celebrato il Giorno della Memoria ma quest’anno non lo farà. Invece, prossimamente racconterò la storia dello Stato di Israele. Perché in questa confusione di antisionismo e antisemitismo bisogna ripartire dai fatti, dalla storia”.

Le Pietre d’inciampo e il ricordo dei Giusti. A Torino torna, per il quarto anno, la posa delle pietre d’inciampo in ricordo dei deportati dal nazifascismo (La Stampa Torino Sette). Il Museo della Resistenza, con la Comunità ebraica di Torino, il Goethe Institut e Aned, curano il progetto, sottolinea La Stampa (le pose sono in programma giovedì 18, dalle 9 alle 11). A Genova invece nascerà una “Associazione nazionale Giusti tra le nazioni”, frutto della volontà dell’avvocato genovese Alessandro Comola – unito da legami familiari a uno dei Giusti, monsignor Carlo Salvi – e delle nipoti di Gino Bartali, racconta il Secolo XIX. “L’idea ha perso forma, – spiega il quotidiano – lo statuto dell’associazione è già pronto e oggi Comola lo presenterà a Noemi Di Segni, presidente dell’Unione ebraica a italiana”. Avvenire racconta invece la storia di Erich Eder, 21 anni, che a Pesaro nel 1944 “protesse Alfredo Sarano, il quale raccontò la vicende in un diario scoperto da Roberto Mazzoli, che ha anche rintracciato i figli dei due, incontratisi ieri sera a Milano”.

Stop a Céline in Francia. Gallimard non pubblicherà il previsto volume con tre pamphlet antisemiti di Céline. Lo storico editore francese ha ceduto alle pressioni del governo di Parigi e delle associazioni ebraiche che denunciavano la “aggressione agli ebrei di Francia”. “A nome della mia libertà di editore e della sensibilità del tempo in cui vivo”, ha dichiarato Antoine Gallimard, “sospendo questo progetto, poiché non esistono le condizioni metodologiche per un giudizio sereno”. “I pamphlet di Céline appartengono alla storia dell’antisemitismo francese più infame” ha detto l’editore, che però ha poi aggiunto, “Condannarli alla censura ostacola la ricerca delle loro radici e dell’ideologia di cui si nutrono, creando una curiosità malsana, mentre dovremmo poter esercitare la nostra capacità di giudizio” (Repubblica).

A 86 anni sono un bambino ebreo. Così titola il Venerdì di Repubblica nel raccontare Un sacchetto di biglie, il film in uscita il 18 gennaio tratto dall’autobiografia di Joseph Joffo. “Dal ’41 al ’44 il piccolo Joseph negò sempre la cosa della quale andava più fiero. Negò di essere ebreo”, scrive Repubblica, che intervista poi lo stesso Joffo. “Quando i miei due figli hanno avuto l’eta di quel bambino costretto con il fratello ad abbandonare la famiglia, ho deciso che era arrivato il momento di scrivere. – racconta l’autore dell’autobiografia, ora un film – Amo le opere di Primo Levi, ma il mio doveva essere un libro per ragazzi”.

Giulio De Benedetti, che intervistò Hitler. Quarant’anni fa, la notte fra il 14 e il 15 gennaio, moriva Giulio De Benedetti, a lungo direttore de La Stampa e tra le più autorevoli firme del giornalismo italiano. “Il più grande direttore di giornali nell’Italia del secondo Novecento – racconta Alberto Sinigaglia su La Stampa – era piccolo. Forse per questo era chiamato con nomignoli: Gidibì per le sigle gd.b. con le quali suggellava in prima pagina commenti essenziali, sferzanti”. Nel marzo 1923 a Berlino De Benedetti, allora alla Gazzetta del popolo, incontra Adolf Hitler “e lo spreme in una lunga intervista”, scrive Sinigaglia. Intervista di cui La Stampa ripropone oggi ampi stralci.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked