Oltremare – Limoni

fubiniIn Israele è il tempo dei limoni. Ovvero, detto più banalmente, è inverno. Non che questo si possa dire perché piove, o comunque non abbastanza. E infatti i limoni quest’anno sono belli e gialli ma ci hanno messo di più del solito a maturare. Il mio punto di riferimento quotidiano è l’albero nel giardino attraverso il quale accedo al mio ufficio (i vantaggi di lavorare in un piano terra nella verde Ramat Aviv). L’anno scorso, arrivando al lavoro in una bella mattina dopo la pioggia in gennaio, avevo trovato i custodi arrampicati su di una scala altissima e ai loro piedi cesti pieni di limoni grandi come pompelmi, e con la buccia così spessa che il mio primo pensiero, molto italiano, era stato: limoncello. E intorno a Purim, limoncello fu. Limpido e leggermente amarognolo, perché i limoni raccolti a gennaio erano grandi e la buccia sufficientemente spessa, ma non erano di Sorrento e i numi locali dovevano in qualche maniera farmi pagare la ubris della distilleria clandestina con agrumi spurii cresciuti oltremare e per giunta con alcool al 95% con l’etichetta scritta integralmente in russo.
Quest’anno, forse perché ha piovuto meno all’inizio dell’inverno, lo stesso albero ha prodotto limoni con la buccia molto più sottile, e quindi per adesso il limoncello israeliano annata 2017 resta senza eredi. Per l’anno prossimo però bisogna cominciare ad organizzarsi. Le alternative sembrano essere due: o trovare un altro albero più coerente nello spessore della buccia dei suoi limoni, oppure rassegnarsi a comperare il limoncello pronto e imbottigliato. Ma in Israele, dove tutto quello che si può si tende a farlo con le proprie mani, è ovvio che inizierò presto la ricerca dell’albero di limone perfetto.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini

(15 gennaio 2018)