comandamento…

Domani leggeremo il comandamento e la descrizione del primo seder della nostra storia, la prima notte della cerimonia eterna che segna l’inizio della nostra libertà come popolo. Ci sono molte differenze tra Pesach “mitzraim”, la celebrazione di Pesach dei nostri antenati in Egitto ed Pesach “dorot”, la celebrazione di Pesach per le future generazioni. Salto all’occhio il gesto ed il comandamento di porre il sangue del sacrificio pasquale sulle porte e sull’architrave delle case ebraiche, cosa che ovviamente non è stata ripetuta nelle generazioni successive. Resta però l’insegnamento di questo comandamento: il sangue sulle porte, ma all’interno e non all’esterno di esse. All’interno, prima di uscire fuori, prima di porsi in maniera pubblica con articoli, pensieri, esposizioni e discorsi. Un comandamento che porta con sé un insegnamento visivo: prima di uscire all’esterno pensa alla tua identità ebraica attraverso il simbolo del sangue come patto identitario, non come limite, ma come riflessione. Bisogna pensare quando si citano testi, quando ci riferiamo a culture altre che non sono ebraiche, quando scriviamo di storia, quando ci poniamo tra porta ed architrave, tra mondo esterno e mondo interno. I nostri padri in Egitto, durante quella notte tremenda, non uscirono dalle loro case perché intorno a loro passava la morte e la giustizia senza misericordia, noi quando usciamo verso il mondo, dobbiamo pensare alla misericordia verso noi stessi ed al giusto peso della nostra cultura come fonte dalla quale partire e non solo vetrina da usare.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino