Il rabbino capo di Roma
“Su migranti ebrei lacerati”
“La migrazione incontrollata può provocare intolleranza; ci andremmo di mezzo anche noi, e forse per primi. Non vorrei finisse con un’altra Auschwitz”.
È quanto afferma il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni in una intervista al Corriere. “Sui migranti – dice il rav – noi ebrei siamo lacerati. La fuga, l’esilio, l’accoglienza fanno parte della nostra storia e della nostra natura. Ma mi chiedo: tutti i musulmani che arrivano qui intendono rispettare i nostri diritti e valori? E lo Stato italiano ha la forza di farli rispettare?”.
Molteplici i temi trattati nell’intervista, realizzata da Aldo Cazzullo. Il Dialogo con le altre religioni, la lotta all’antisemitismo, la complessa sfida della Memoria. Della salma di Vittorio Emanuele III il rav dice: “Era meglio se rimaneva dove stava”. Mentre, per quanto riguarda la figura di Pio XII, commenta: “Ho studiato la sua storia, e devo ribadire un giudizio severo. Non fece nulla per impedire la deportazione”. Per poi aggiungere: “È vero che poi offrì rifugio a molti perseguitati”.
Si parla anche dell’attuale pontefice: “È un papa che sa ascoltare. Gli ho chiesto di non citare più i farisei come paradigma negativo, visto che l’ebraismo rabbinico deriva da loro; e l’ha fatto. Gli ho chiesto di non cadere nel marcionismo – sottolinea il rabbino capo – e mi pare ci stia attento”.
Il Corriere, nel suo dorso milanese, racconta la prima uscita pubblica da neo senatrice a vita della Testimone della Shoah Liliana Segre. “Non sono una sognatrice – racconta agli studenti del liceo Carducci – sono una persona molto realista. Sarei falsa se dicessi che ho speranza. Mi sono impegnata nella missione di dare voce a chi non è tornato. Ma le derive attuali, la violenza che c’è anche per cose minime nelle persone intorno a noi, l’indifferenza che regna sovrana rispetto alle sofferenze di persone che non hanno fatto niente di male e vengono cacciate e disprezzate, i rigurgiti orribili di cose e parole che credevo morte e non avrei mai pensato di tornare a sentire, mi fanno essere molto pessimista”. Tra i prossimi appuntamenti dedicati alla Memoria il Corriere segnala la visita di numerosi rappresentanti del mondo del calcio al Memoriale della Shoah milanese, martedì prossimo. Hanno tra gli altri assicurato la loro presenza Gianni Rivera, Sandro Mazzola, Javier Zanetti e Francesco Totti.
La Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo già protagonista di numerosi eventi dedicati a Gino Bartali organizzati insieme alla redazione di Pagine Ebraiche, sarà al via del prossimo Giro d’Italia con partenza da Gerusalemme. L’ufficialità della wild card, assegnata dall’organizzazione, è arrivata ieri nel tardo pomeriggio. “Nata fondamentalmente come squadra locale – scrive il Corriere – ha via via acquisito alcuni corridori di spessore come il norvegese Boasson Hagen, il belga Pauwels e l’italiano Sbaragli, che dovrebbero essere nella selezione per la corsa rosa. Tra gli obbiettivi e la filosofia del team (c’è quello di dare la possibilità di intraprendere la carriera di professionista anche a chi vive e si allena in territori lontanissimi dal cuore politico e culturale del ciclismo e ha poche occasioni di mettersi in mostra”.
Intervista d’autore di Robinson di Repubblica a Philip Roth. “Da romanziere in pensione le manca la scrittura, ha mai ripensamenti?” gli viene chiesto. Roth risponde: “No, niente affatto. Perché la situazione che mi ha portato a smettere di scrivere narrativa sette anni fa non è cambiata. Come dico in Why Write?, nel 2010 mi è venuto il forte sospetto di aver ormai prodotto le mie opere migliori, e che qualunque altra cosa avessi scritto non sarebbe stata altrettanto buona. Non mi sentivo più in possesso del vigore intellettuale, dell’energia verbale e della forma fisica necessarie per sferrare e portare a compimento un attacco creativo su larga scala a una struttura complessa ed esigente come quella del romanzo.
Sul tema della Memoria, numerosi approfondimenti e recensioni alle iniziative editoriali di recente uscita. Significativa tra le altre l’intervista di Lia Levi a Robinson di Repubblica. Racconta la scrittrice (di cui è appena uscito Questa sera è già domani) a proposito della promulgazioni delle Leggi razziste: “Mio padre che lavorava nelle assicurazioni era stata licenziato da un giorno all’altro. Nessuno in famiglia mi disse nulla. Lo vedevo dipingere. Non faceva che imbrattare tele e io un giorno gli chiesi: papà perché non vai a lavorare? Mi guardò asciugando il pennello e stando zitto. Capii in seguito che era solo la vergogna a renderlo muto”. L’Espresso racconta invece Livorno, “la città senza ghetto”, che sarà protagonista di un evento al Teatro Goldoni in collaborazione con Radio Tre. A fare da guida è l’ex Consigliere UCEI Gadi Polacco.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(21 gennaio 2018)